venerdì 4 marzo 2016

Onta anomala

The Wave
Trama: Chi ama la diga

Questo era il film presentato dalla Norvegia agli oscar come miglior film straniero (ovviamente non è passato) ed è stato il film più visto in Norvegia del 2015.
In Norvegia deve fare veramente freddo, cervelli congelati signori miei, altrimenti non si spiega...
Il film parla di una tragedia tipo Vajont, ispirata a una storia realmente accaduta nel 1934, con l'architetto norvegese tipico che costruisce queste dighe pazzesche in mezzo a due montagne ma evidentemente non ha letto bene le istruzioni tipo queste
perché infatti la diga viene giù e tutti vengono sommersi dall'acqua fino al collo, anche oltre.
Ci sta padre speleolo, o geologo, o nonsocosologo, che dice a tutti "guardate stateve accorti che adesso viene già tutto eh" e nessuno ovviamente gli crede fino a che l'acqua non gli bussa alla porta, come nella famosa barzelletta del maggiordomo inglese che entra in camera del lord e gli dice "Milord, il Tamigi sta esondando" e il lord gli risponde "mi porti del tè", allora dopo un po' il maggiordomo ritorna e fa al Lord "Milord, il Tamigi ha invaso le campagne intorno alla nostra tenuta" e il lord risponde "Mi porti il giornale, Winston", e insomma così un altro paio di volte e alla fine il maggiordomo entra e fa "Milord, il Tamigi".
Scappano tutti ma si salva ovviamente solo la famigliola.
Il resto è uno sbilenco tentativo di fare un film catastrofico senza mezzi hollywoodiani, con una spruzzata (!) di The Impossible qui - c'è la famigliola che deve riunirsi con la classica scena del padre che abbandona la figlia in mano ad una quasi-sconosciuta roba che io dovesse succedermi una cosa del genere penserei AI VIVI! CHI CI PENSA AI BAMBINI VIVI?! piuttosto che a quelli che fino a prova contraria sono già mangime per i salmoni che vengono poi usati per la mensa di IKEA? - e una buona dose di Day after tomorrow là. 
Purtroppo invece di un film catastrofico ne esce fuori una catastrofe e basta. Roba che San Andreas era meglio. Fateli fa all'amerigani, fateli fa.
Ecco un bel compendio di onde anomale cinematografiche.


PS. Sì lo so che IKEA è Svedese ma stiamo lì, sempre molto freddo fa.

giovedì 3 marzo 2016

CB ANTEPRIMA • Attacco al podere 2

Attacco al potere 2
Trama: London has falli

Bello! Il seguito di quel film con Bruce Willis, Denzel Washington e Annette Benning contro i terroristi!
Ah no... è solo il seguito di quel film con Gerard Butler, Morgan Freeman e Aaron Eckhart (almeno è rispettata la sequenza: uomo, uomo nero, uomo donna donna) contro i terroristi.
Già. Voi non ci credevate. Io non ci credevo. Manco loro ci credevano, eppure sono riusciti a tirare fuori un seguito da quella zozzeria che era Attacco al potere 1, un film che faceva parte di quel dittico riassumibile con "remake di Die Hard, ma nella Casa Bianca"; avrete scordato con sommo piacere quello con Channing Tatum, Jamie Foxx e una ragazzina (sempre il solito trio), ecco, ve lo ricordo io, sono qui apposta. Se l'avete visto e vi siete pentiti consolatevi, io ci ero andato fino in Giappone a vederlo.
Ora. Il presupposto di fare un seguito di quella roba è veramente assurdo di suo. Dice bene un utente di tumblr che fa luce su una grande domanda che evidentemente regista e sceneggiatore non si sono fatti: 
I want to know how the hell Aaron Eckhart’s character in “London Has Fallen” got re-elected President when the White House got invaded and his Cabinet got wiped out in “Olympus Has Fallen”. It seems like it would be easy to run against a President who literally lost the White House during his term.
Esattamente. Ma d'altronde hanno eletto due volte quest'uomo

tutto è possibile.
Forse è l'allenamento homo che Gerard e Aaron fanno ogni giorno? 

Perché l'hanno fatto? Com'è possibile? La risposta a tutte queste domande è una sola: non fars queste domande. Zitto e guarda il film di loro che vanno a Londra per il funerale del Primo Ministro, loro e tutti gli altri capi di Stato la cui psicologia è tagliata con l'accetta, tipo che c'è quello giapponese preoccupato per il ritardo, quello francese tutto elegante che arriva col motoscafo e quello italiano... be'... quello italiano sta con una fica di 30 anni più giovane sul terrazzo della cattedrale di Westminster a dire "ti ci ho fatto entrare di straforo". Ma ovviamente aver saltato i cordoncini gli costerà caro:

Il fatto che per Hollywood il nostro primo ministro sia ancora Berlusconi fa una grande tristezza. Certo più veritiero di quella volta che un primo ministro italiano guardò in faccia l'apocalisse sacrificandosi per il proprio popolo, quello sì che era ancora più ridicolo.
Per fortuna dopo pochi minuti sono tutti morti perché i terroristi ammazzanno tutti. In questo caso il cattivo è l'ISIS, che con un colpo di coda scalza i coreani da primo nemico degli Stati Uniti) con la loro fissa di riprendere tutto. Certo pensa i filmini col cellulare che quelli dell'ISIS fanno con le fidanzate. Si parte con un pompino si finisce decapitate. Brutto.
Insomma l'ISIS fa esplodere Londra

E tra tutti i capi di stato chi sono gli unici a salvarsi? Anche questa domanda retorica: Gerard e Aaron, che ormai sono una coppia di fatto, Geraaron.

I due scappano per mezza Londra, ogni tanto ammazzano un gruppo di terroristi dalla mira demenziale (ma glielo fanno l'esame della vista ai terroristi? Io è la prima cosa che farei... ce ne fosse uno con una mira decente) e si fanno le battute tra di loro. Tutto intorno, nonostante ci sia in atto un attacco terroristico di GIGANTESCA scala, la gente passeggia tranquilla, fa shopping, si fa i selfie con dietro le esplosioni fatte con quell'app che tu fai il video e lei ti mette le esplosioni e gli effetti

E questo video è cento volte più fico del film. Per dire.
Tra inseguimenti e le solite fastidiosissime battute mucho macho di Gerard (che la battuta simpatia dell'eroe badass è divertente solo se la fa John McClane).
Il resto è una minestra riscaldata in cui farsi il bagno come fa Dita Von Teese nello champagne 
dita von teese pin up martini
Vi posso dire di rileggere la recensione del primo e peggiorare ogni parola negativa del doppio, anche del triplo, così vi fate un'idea della mia opinione su questo secondo episodio.
Speriamo vivamente la facciano finita qui, anche perché il dispiacere di vedere Gerard così bollito in produzioni ridicole fa venire da piangere. 
Ad esempio pensa che po' esse Egypt has fallen

mercoledì 2 marzo 2016

Caro sicario

Sicario
Trama: La ragazza col fucile mitragliatore

Mi aspettavo molto ma molto di più.
C'era che il regista è uno di quelli tosti, che fa film d'azione ma con uno spessore e una regia che potremmo definire "manniana" (in un momento in cui Mann fa una schifezza e quando glielo fanno notare lui rosica e continua a lavorarci sopra invece di passare oltre) o film pesantoni dove le scene di tortura non te la mandano a dire o altri film psicologici belli saturati.
Adesso fa il passo nel cinema universalmente riconosciuto (anche se non prodotto dalla Universal) e lo fa con un film che mischia le atmosfere di The Hurt Locker e Jarhead
con le sparatorie in mezzo alle macchine tipo Heat - La sfida.
Quelli del film non sono proprio sicari ma agenti dell'FBI, solo che fanno un lavoro così di merda (non sono né Clarice né Mulder&Scully) che fare i sicari era meglio: vanno a distruggere il cartel, il solito cartello della droga messicano, che, lo avrete notato, è ufficialmente il nuovo nemico degli stati uniti cinematografici d'america: ci sono stati gli indiani. Poi i russi. Poi gli arabi. Per un piccolo periodo i koreani/cinesi. Ora sono proprio solo e soltanto i narcotrafficanti messicani. Grazie Breaking Bad.
Una di questi agenti è la sempre splendida e cazzutissima Emily Blunt (si può ancora dire cazzutissima dopo il femminismo del 2015? Diciamo fichissima, proprio nel senso di fica, che oggiggiorno rende molto più e non si offende nessuno) in versione ragazza con la pistola
Vera mattatrice del film in evidente modalità "candidatemi all'oscar che della mia generazione manco solo io avete già candidato Emma e pure Anne l'ha vinto per un'apparizione di 10 minuti"
La ragazza è attorniata da uomini più o meno di merda, chi la sfrutta, chi la tradisce, chi cerca proprio di ammazzarla, il tutto tra sparatorie e inseguimenti fatti benone (per fortuna non è un film di Micheal Bay e tantomento di Tony Scott). 
Eppure volevo meglio. Il film, che mi era stato presentato come uno dei migliori del 2015, non è riuscito ad avere la mia completa attenzione, aveva la mia curiosità quello sì, ma poi sembra che ci sia una ricerca di serietà e veridicità un po'... innaturale (bell'ossimoro, non c'è che dire). Forse alle volta la veridicità a tutti i costi diventa un freno a mano tirato. 
Quello che viene più in mente è lo stile True Detective.
Certo è un film che non può prendersi un Broccolo, perché Emily è brava, perché ci sono scene belle pesanti (di più quelle di tortura, di tentato strozzamento o di giustizia privata che quelle di guerriglia in strada, a dire il vero) e perché Villeneuve è un regista che conosce il peso specifico dei corpi che cadono per terra morti ammazzati. E poi se gli dessi il Broccolo lo accumunerei a Blackhat, ma quello là sopra è un Chicken con riserve. Del tipo che Sabotage mi era piaciuto di più e il tema non era poi così distante.
Benicio del Toro che in tutta la sua carriera passa da una parte all'altra del cartel (Traffic deqquà, Escobar - Paradise Lost dellà, Sicario un po' deqquà un po' dellà) è ormai argomento da metacinema. 
Josh Brolin continua a essere un attore che non capisco, fa mille film ma per me sarà sempre e solo il fratellone stronzo in biciclettina
Qualche illustracosa per passare il tempo:
Ah. Un'ultima cosa. Avete visto il poster? Dite che dobbiamo ringraziare proprio la sigla di True Detective per questo nuovo trend cineposteresco?
Che sta pure pericolosamente arrivando in itaGlia. Certo noi siamo sempre un passo oltre:

martedì 1 marzo 2016

Superburra

Lo chiamavamo Jeeg Robot
Trama: Se da Tor Bella arriverà / Una gran fica novità / Noi ce stamo Mainetti con te / Perché tuuuUUuu / Hai fatto JeeeEEEeeg / Tatatà Tum Tum Tatatatà 

Prima di tutto prendetevi un bel po' di minuti per guardarvi questo:
e poi questo:
Fatto? No? Dài fatelo. Davvero.
Fatto? Facciamo che mi fido (t'ho visto a te:
che hai mandato avanti! Te possino...)
Ecco, vedere i due corti di Mainetti prima di iniziare a parlare di (o andare a vedere) Lo chiamavano Jeeg Robot - per gli amici Jeeg e di amici ne ha tanti, tipo tutto il fumettomondo, che è una cosa positiva perché il fumettomondo è abbastanza incazzato e guardingo in generale e se un altro media, soprattutto il cinema, lo invade, non perde occasione per spalarci merda, non è questo il caso - è importante perché aiutano a far capire cosa aspettarsi dal film: periferia + cartoni animati. 
In quei due corti la filosofia e lo stile di Mainetti ci sono già tutti. E sono una filosofia e una stile che ci piacciono tantissimo.
Attore (già), regista, cugino di una amica mia, Mainetti se ne esce con questo gioiello inaspettato (che ho perso mangiandomi le mani alla Festa der Cinema de Roma, ma che non sfuggì a Margherita) che sbaraglia in poco meno di due ore tutti i discorsi del tipo "in ItaGlia i film cinecomics non li sappiamo fare", o anche "in ItaGlia i film di genere non li sappiamo fare" o anche "in itaGlia i film non li sappiamo fare": Jeeg È un cinecomics, È un film di genere e soprattutto È un film.
E se ci sono tante cose che Jeeg È, ci sono anche tante cose che NON È: prima di tutto NON È una fan fiction, e questo è importantissimo, perché per quanto la puoi fare bene, una fan fiction, non riuscirai mai veramente a fare una figura oltre a quella dell'appassionato con una telecamera in mano. 
Diciamo che Jeeg è un'opera di fiction fatta da un fan, un appassionato, uno che come gli altri diversamente trentenni che si aggirano per la penisola a cantare in autoradio la sigla di Daitarn 3, a collezionare robot a forma di leone che si montano e diventano un robot più grande, a far vestire la ragazza con le tutine di Miss Dronio, è cresciuto a pane e robottoni.
Della passione nerd abbiamo parlato e straparlato, ed è ormai un argomento di cui non frega più niente a nessuno: l'essere nerd ha fatto tre volte il giro e da sfigati i nerd (noi nerd) sono diventati fighi e poi, con una giravolta doppia carpiata, sono diventati di nuovo sfigati, perché ad un certo punto TUTTI ci siamo scoperti nerd e alla fine anche il coatto col tribale sull'avambraccio faceva il saluto romano al concerto dei Gem Boy e Cristina D'Avena a Saremo e non ha neanche citato le fettine panate: tutta roba con cui conviviamo ogni giorno tra portachiavi a forma di Pi-Chan e gruppi su Facebook e poi arriva Zerocalcare che ci ha capito bene (anche perché è uno di noi) e ci ha fatto centinaia di tavole di fumetto intorno, anzi, ci ha fatto anche il fumetto sulla sua opinione su Jeeg 
(oltra alla cover delle edizioni speciali curate da Recchioni, un altro che sta promuovendo il film, e anche questo è un dato positivo, visto che lui sta quasi sempre col fucile puntato e se una roba che invade il fumettomondo non gli piace lo sottolinea sempre con puntualità.)
Jeeg dà uno spintone fortissimo a quell'effetto fastidioso che tutte quelle operazioni di ripescaggio nostalgico dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi si portano dietro tipo condanna: quella certa sfigataggine. Sì ok ah ah che ridere i cartoni, Kiss Me Licia, Pollon con la polverina, Dragon Ball poi è diventato tutto combattimenti, ridateci le canzoni originali, e anche l'operazione di riabilitazione passa per l'ammissione del "brutto ma bello" troppo spesso (ok. c'erano cartoni dannatamente belli, ma non tutti tutti eh.)
Mainetti inserisce la sua passione per i robottoni e i fumetti in un contesto da Romanzo Criminale, senza esagerare né da una parte né dall'altra. Quindi se il cattivo e l'eroe sono fumettosissimi, l'ambiente in cui si muovono e gli altri protagonisti non lo sono per niente. Jeeg è un miracolo d'equilibrio (e mangia libri di matematica): esalta il realismo che molto spesso è nascosto sotto le tutine colorate del fumetto (vi ricordate quando abbiamo visto per la prima volta un Joker che più che un esagitato che rideva era un serial killer in carne e ossa? Tutti felici quella volta. Che poi la voce di Batman sia di Santamaria è puro meta-cinema.), e riduce a macchietta da fumetto certi personaggi che dal successo di Romanzo criminale in poi sono stati troppo esaltati e assurti a "miti", roba che a un certo punto sembrava fichissimo fare parte della Banda della Magliana. Sembravano dei supereroi, quelli della banda - poi supereroi in qualche modo ci sono anche diventati:

Poi c'è la questione cinema, anzi cinecomics.
Avevamo lasciato l'ItaGlia fanalino di coda con un solo cinecomics dalla produzione degna di questo nome, e faceva VERAMENTE SCHIFO, una roba fatta da un regista che bene che va leggeva l'Uomo Ragno negli anni 70 e che ha tentato di accontentare tutti, ma proprio tutti, con un compitino scialbo e senza personalità per "turisti del cinecomics".
Mainetti invece ci va col piede pesante, perché i fumetti questo fanno, da sempre: iperviolenza e battute che stemperano, pagina dopo pagina, qui scena dopo scena.
Dita mozzate, violenze sessuali, patologie paranoidi, Santamaria grosso come un orso tenero ma anche violento, eroe bellissimo perché senza motivazioni se non quella di essere buono, anche se tutto quello che ha intorno è cattivo, e gli fa credere di essere cattivo pure lui, sparatorie, morti male (ovuli di roba scoppiati nella pancia) e morti peggio (rottwailer affamati), c'è tutto il compendio delle cattiverie da film criminale di ultima generazione (l'ipercitato Romanzo Criminale, ma anche Gomorra), e poi tutti a pigliarsi a superpizze durante il derby.
Lo chiamavano Jeeg Robot ci sta tutto e di più, e ora vogliamo il seguito. 
Non ho ancora parlato della cosa più GRANDIOSA del film? L'ho fatto di proposito perché lo hanno detto talmente TUTTI che aggiungere la mia voce al coro è praticamente inutile. Posso solo dire: fate fare tutti i film Italiani a Marinelli, che basta e avanza per coprire tutti gli altri attori itaGliani del mondo.
Marinelli che già era totale in Non essere cattivo, ora cattivo lo è davvero, il suo Zingaro è il miglior villain da cinecomics dai tempi del Joker di Ledger, m'hai detto cazzo. 

Ma non è solo la copia di quel Joker, attenzione, sarebbe stato facile, è anche un romanissimo pazzoide con manie di grandezza e la passione per le cantanti anni 80 (questi sono i particolari da fumetto che tanto ci piacciono (come l'eroe che mangia solo crema di vaniglia):
E dopo il film subito in heavy rotation la Oxa che a 17 anni era mille volte più di rottura di quando si tinge i capelli di giallo e in un'epoca in cui i cantanti potevano ben definirsi performer era così:

Ultima ma non ultima quella coatta del Grande Fratello che in un'operazione quasi neorealista diventa l'unica scelta possibile per la protagonista femminile (e comunque belle tette)

Giusto ieri mi stavo per incastrare in una discussione su Facebook dopo un commento che suonava più o meno così "Ai romani basta che je fai vede Roma, la bamba e il pezzo e gridano subito al capolavoro". Ecco. 
Guardando Jeeg non dici capolavoro perché ci sta Roma o la droga o le pistole (queste ultime due sono anzi le cose in cui si indugia un po' troppo), ma lo fai perché l'Eroe è davvero un eroe, il cattivo è davvero un cattivo, e il film è davvero un cinecomics.
E non è assolutamente un grido al falso profeta: Mainetti ha fatto un film di cui andare fieri, un film che PER DAVVERO può definirsi il primo cinecomics italiano di nuova generazione (c'è stato un tempo in cui ne facevamo tre l'anno di cinecomics). 
E quindi l'unico grido che fai è FOOORZA JEEEEEEG! Tatatatà Tum Tum taaratatà!