domenica 26 settembre 2010

Predattori

Predators
Trama: Allora ci stanno un giapponese, un serbo, una colombiana, una americano, un kenyotaPREDATORS! BLAM! BLAM! BLAM! BLAM! BLAM! BLAM!

Niente da dire. è il solito totomorte gatto e topo ne rimarrà uno solo. Forse l'unica cosa buona è che per gran parte del film si recupera la dimensione  Nuova Guinea del primissimo con Schwarzy, ma niente di più. Torno a ribadire che Adrien Brody ha avuto gravi problemi col fisco nel 2008/2009 perché ha lavorato come un pazzo dicendo sì a tutti i copioni che gli passava l'agente e la gente pur di racimulare soldi per tenere il passo con i suoi due grandi amici, che ormai tutti sapete chi sono:
Il regista Nimrod Antal spiega così questa scelta fatta credo col naso: 
Credo che quando abbiamo ingaggiato Adrien ci sarà stata un sacco di gente che si sarà chiesta “Cosa?, ma, al tempo stesso, se avessimo preso un Vin Diesel o un qualsiasi altro ‘Arnoldesco’, saremmo stati attaccati per averlo fatto. Così abbiamo deciso innanzitutto di andare in una diversa direzione nel procedimento della scelta del cast, e lui si è rivelato fantastico. Interpreta un mercenario, e se tu guardi la gente oggi in Iraq o in Afghanistan non somiglia proprio a Schwarzenegger. Sono molto asciutti e magri, e penso che interpreterà il personaggio davvero bene.” Parola di Nimrod. 
La comparsata di Morpheous sotto metadone fa un po' pena. Ma non quanto il finale: ve lo dico io invece il finale più fico di questo film! In bianco: 
Quando Adrien e l'ultimo Predator rimangono solo loro due, dovevano salire tutti e due sull'astronave. Si doveva vedere che l'astronave era in rotta verso la terra. Atterravano. In una foresta. E si scopriva che la foresta era quella del film dell'87 con Arnold! Capito come? Tipo paradosso spaziotemporale. Fichissimo. Grande c&B, ma che ce stai affà a Roma, ma vai a Hollywood...
Comunque c'è un motivo per cui i Predators alla fine di tutti i film ci pigliano le botte (cioè, hanno preso schiaffi pure da Raoul Bova!):
Amano troppo i videogiochi... e si distraggono:

30 giorni di botte

30 days of night: Dark Days
Trama: 30 dì conta novembre con april, giugno e settembre. Di 28 ce n'è unoVAMPIRI! BLAM! BLAM! BLAM!

30 giorni di notte aveva dalla sua almeno tre elementi interessanti. O che perlomeno lo allontanavano dalla stantia vampiromania che ormai ci circonda e ci annoia.
1) C'era la neve, qualla vera, dell'alaska,ghiacciao più ghiacciaio meno, quindi bei paesaggi freddi, plumbei... Paesaggi dove non avevamo più o meno mai visto operare vampiri (Lasciami Entrare è uscito dopo).
2) L'orda di vampiri che maciullava la città era ben fatta. Spietati, per nulla "romantici", con i denti a piranha (che vampiri erano?), dal linguaggio incomprensibile (meglio, almeno ti risparmiavi le pippe del tipo "voi umani siete inferiori e bla bla bla)
3) Il fattore resistenza (30 giorni di notte, quindi senza stacchi diurni per riposare o impalettarli mentre dormono)
Nel seguito 30 days of night-Dark Days (no, ma mettiamoci altro, il pomeriggio?) mancano:
1) La neve
2) L'orda di vampiri (che in più parlano pure inglese)
3) Stanno a Los Angeles, non dico... Vampiri. Los Angeles.
Lascio a voi immaginare il risultato di tale equazione.
Più che straight-to-DVD poteva tranquillamente essere un straight-to-WC.
Ultima: nella cover lo lanciano con un dissennato: Dark Days makes Twilight look like nursery school. Ho detto tutto.

Sognando DiCaprio

Inception
Trama: Spie oniriche ti prendono la testa te la scoperchiano come un carrillon. Ma non ti preoccupare che tanto stai dormendo, sognando, morendo...

C'è un motivo preciso, chirurgico, esatto a livello quasi atomico del perché Inceptionè un film bellissimo, davvero di una dignità fuori dal normale, un film di un peso specifico impressionante, quasi una lega di metalli tutti fusi insieme che fanno il metallo più pesante del mondo: Inception è la dimostrazione di quello che è il noir negli anni che stiamo vivendo.
Da una parte ci sono registi che riescono, non senza essere ammirati, anche da queste parti, a fare film di stampo classico, densi e neri come si facevano nei 40/50, ma c'è sempre questa frase che dà fastidio "come si facevano nei 50/60", cioè, a volte un omaggio, a volte una copia (L.A. Confidential)... ma pur sempre un occhio sempre puntato al passato, la ricerca di quelle atmosfere, di quelle femme fatale, di quegli investigatori disillusi, di quelle città nebbiose. Ci si riesce bene, ci si riesce male, ma è sempre il passato che ritorna. Inception è invece l'esempio di quello che è il noir OGGI. Lasciate da parte (almeno per ora) le favolose visioni delle archittetture escheriane dei sogni (non siamo nuovi a questa GondryRAMA, da Matrix, a The Cell, a Paprika fino ad arrivare a Strange Days – e questo riguarda tutto l'apparato "incursioni in sogni/ricordi/psicosi/subconscio altrui", su cui Inception si basa), lasciatelo da parte perché non è questo l'importante. Ok, Parigi che si chiude su se stessa è una cosa che fa bene agli occhi – stupore originale in uno splendende e innovativo 2D! Ma quello che più conta in Inception è la squadra investigativa, la densità dei personaggi che si vanno a immettere (innestare, incuneare, allagare) uno nella testa dell'altro, e il complicato diorama di sogni nei sogni nei sogni che vi richiederà più di uno sforzo per essere seguito – sforzo, per inciso, che farete molto volentieri. Le motivazioni (in)consce che spingono i diversi personaggi a spingersi così a fondo nei sogni altrui sono l'azione distintiva, il messaggio, il vero significato, quello che ti rimane. Inutile pensare che questo sia un film di puro intrattenimento, sì, c'è anche l'intrattenimento, ci sono gli inseguimenti, i camion che esplodono e le architetture impossibili, ma sotto la patina hollywoodiana c'è un nuovo modo di concepire il cinema, non solo riportare a galla e rispolverare quello che di grande si è fatto in passato, non solo valorizzare gli attori. C'è l'utilizzo consapevole e potente dei nuovi linguaggi che abbiamo imparato, una nuova lingua (quella tecnologica, anzi tecnoepidurale derivata dal cyberpunk (ma senza le cretinate coi tatuati con la cresta) che è stata la cosa più facile da imparare, perché non ce ne accorgevamo. C'è la consapevolezza che viviamo un'epoca diversa da quella degli anni 40/50, che siamo diversi, che il noir di oggi ci deve stupire con immagini criminali ben più potenti di una pistola puntata o un falcone maltese, ora vogliamo l'impossibile. E oggi, quando vediamo un film che ci parla di realtà alternative, di entrare nei sogni altrui, di macchinari che scansionano i desideri, di entrare fisicamente nella coscienza altrui, non ci stupiamo più, lo stupore nasce quando questi elementi sono gestiti con una tale consapevolezza (così come fa Nolan) che ci appare chiaro come non mai che quello che possiamo creare nella nostra testa sarà sempre sempre sempre più grande di tutto quello che vedremo nella nostra piccola realtà.
è cosa nota che usiamo una percentuale risibile del nostro cervello, ecco, film come Inception ci dimostrano che il Cinema ci ha aperto la conoscenza di una percentuale maggiore.
Ops:
PS. E proverete profonda pena per il personaggio di Cillian Murphy. La nascita di un'idea non tua, l'illusione dell'originalità di quell'idea, e poter allargare il messaggio a macchia d'olio, come fosse una rappresentazione delle ideologie tutte.

sabato 25 settembre 2010

One shot One Uolberg

Shooter
Trama: il povero Uolberg questa volta è alle prese con la sua passione per i fuciloni. Sapete come si dice, più la pistola è grande...

Bello rivedere un film inutile come Shooter. Tutta colpa di Itaaaaaalia 1, direttori dei palinsesti innovativi come una borsa d'acqua calda.
Uolberg questa volta è un cecchino dwlla cecchignola e spara da lontanissimo, prende la mira Bang sei morto. pero la guerra brutture e lui vuole solo diventare un Uolberg middle man. Ci riuscirà? No, infatti lo fregano e giu inseguimenti spari bum bum fbi buoni fbi cattivo fbi cosi cosi ferite cucite con le graffette e via fino alla fine che ti aspetti. Grande uolberg! Sei tutti noi insegui i tuoi sogni vedrai che riuscirai. Uolberg ti tengo nel mirino.
Che poi scrivere i post dall'iphone mi fa piu paura ell'intera filmografia di Uolberg, sto messo proprio male, vi prego uccidetemi, anche da setteceno metri, basta che prendete bene la mira!
Ieri era per l'onore, oggi è per la giustizia, domani sarà per la fica, speriamo per lui.

venerdì 24 settembre 2010

SPIELBERG C&BMISSION – The Sugarland Express (1974)

The Sugarland Express (1974)
Trama: In fuga per tre, io mogl'm, e poliziotto, chilometri versola valle di zucchero per recuperare il pupo. Carambola di macchine della polizia on the road. 

Spielberg ancora alle prese con le mitiche route americane. Dopo Duel gli erano rimaste in testa gomme, stridii, sedili ricoperti di pelicciotto. 
Francamente è un film poco Spielberghino, cioè non è che dici "SPILBI!" e tutti rispondono "SUGALLADESPRESS!", insomma un film dove la firma non si vede poi molto, nel senso che lui o un altro, è più figlio dei tempi, dei sogni Sixties/Seventies infranti (ma senza la forza di un Deer Hunter o di un Midnihgt Cowboy, di un Easy Rider per rimanere in strada). Una commedia tragicomica con due scemuniti ritrovatisi in una rocambolesca storia più grande di loro che iniziano a capire che, forse, pensarci due volte prima di fare le cose è meglio.
La mano di Spilbi diventa sempre più salda, questo sì, ci sarà il tempo per metterci la firma. Goldie Hawn pare una seguace di Charles Manson...
Ricapitolando: A) Film figlio dei suoi tempi e B) Spielberg stava già sulla zattera a pensare agli squaloni.
Anche qui negli anni molte locandine, manco male alcune:
Momento Spielbeghiano: Gli inserti comici iniziali dei nonnini prima rapiti poi abbandonati per strada e tantissimo quando i due doppiano il cartoon di Willy Coyote con le voci capendo il proprio tristo destino, tantissimissimo questo.
Ehy ragazzi, sentite questa: c'è un archeologo che ha paura dei serpenti che cade in un tempio e TAC è pieno di serpenti... bella no? eh? no?

Pinella

Saint John of Las Vegas
Trama: Due tizi vanno in giro, incontrano gente. E per gente intendo uomini che vanno a fuoco, nani, donne che amano gli smile, spogliarelliste in carrozzella. Fa rite? No, fa schifo.

Boh. Io anche dico, tu fai un film su uno ex gambler di Las Vegas che si allontana dalla città del vizio e delle carte per "disintossicarsi" e poi, una volta costretto per lavoro a tornare nel casino casinò, niente, manco una carta, niente, manco un trucchetto, sai tipo anche solo quelli che mischiano le carte con due mani facendo quel trrrrrr tutti fighi. Al massimo si butta sui gratta e vinci. Non so, è fatto apposta? è una cosa tipo da film superindie? è una scelta? per me è una merda. Steve Buscemi, che come al solito sembra uscito da un fumetto di Daniel Clowes, ce la metterebbe pure tutta, ma tutta non è abbastanza, affossato nella noia com'è in questo film... noioso.
Peccato perché io volevo tanto mettervi tutto lo specialone di carte, un bel copia/incolla nn ve lo levava nessuno. Uffa. Qui il baro più baro di tutti è quello che ha fatto le locandine. A parte quella di prima che pare un film d'azione, mentre l'"azione" più movimentata del film è "Steve Buscemi si mette una canottiera bianca" – che poi m'avessi detto Eric Bana si mette una canottiera bianca, avrei capito.. ma Steve Buscemi... non so se...
E poi non contento ci rifila 'sta locandina qui, che proprio è 'na truffa. Capito così uno dice, uau, un film di bari a Las Vegas, chissà che trucchetti e che belle fiches:
Vabbè comunque io il pezzone lungo sul Cinema sul Tavolo Verde ce l'ho pronto nella manica e quindi mo mi metto di buzzo buono a cercare qualche film di bari a carte così lo butto sul tavolo verde. ammappeve, che fortunelli... giocatevi 'sti numeri al superenalotto và, offro io:
1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 numero jolly 69
(pensa se escono? no dico, pensa!)

MuccAssassina

The Disappearance of Alice Creed
Trama: Alice abita per forza lì, nel senso di forzatamente, rapita legata al letto, pallina in bocca, pappagallo per 1 e secchiello per 2. Ma lei è forte, soprattutto di fianchi, e vincerà i rapitori arcobaleno.

Un film così è sempre un'incognita. Può capitarti la più grande cazzonoiosa stronzata del mondo, una roba banale che magari si lascia sonnecchiosamente guardare, e magari un bel filmetto dignitosissimo. Questo è il caso, deo gratia. Dalla sua, questa pellicoletta fatta solo da tre attori, un letto e una tuta di ciniglia lillà, ha sicuramente una Gemma Arterton
(agevolo diapositiva per migliore comprensione soggetto (mica per altro):
pre Principato di Persia, donnicciola di facili costumi che trasuda ciciotteria da tutti fianchi (e comunque se la porta bene quella ciciotteria!) e soprattutto pre Transformers 3, si fa valere, anche perché recitare mezzo film con una pallina Marcellus Wallace in bocca, mica facile:

(E non è facile neanche non farsi distrarre da Gemma Arterton con una pallina in bocca nuda su un letto, ah no! noi seguiamo il film! l'intreccio la trama lo sviluppo si!).
E poi, sempre dalla sua, ha almeno due turning points davvero degni di saltello sulla sedia. Certo, sono cose un po' da scuola di sceneggiatura, però di gente uscita con un buon voto. Insomma dai che è una visione da fare, soprattutto, ripeto, per quelle due volte che ti dici «SE VABBè! Fico però, quasi oserei dire "coraggioso", e se non proprio coraggioso, almeno c'è l'effetto kinder sorpresa!».
Certo che pure tu rapitore, non è che mo' tutte le volte arriva la Sindrome di Stoccolma, che repisci a fare 'na cavallona come la Arterton, prima ci puoi pure fare le piroette sessuali:
Ma poi dovrai fare i conti con i suoi scazzi, sicuro:
Poi quando iniziano, e chi le ferma più, vagliela a rimette' la pallina in bocca per farle sta zitte!

Certo è che un rapimento lo devi organizzare bene! Ma non preoccuparti! Nel nuovo catalogo IKEA troverete tutto il necessario per allestire in 12 mq una perfetta stanza di contenzione cavallone ricche! E in più, compresi nel prezzo, Tīm e Töm, due tuttofare arcobaleno, vi consegneranno la mobilia e ve la monteranno gratis!
(il titolo del post? come al solito lo capirete dopo la visione, e vi sorprenderete, come al solito)

giovedì 23 settembre 2010

Mumble Mumble

Humpday – Un mercoledì da sballo
Trama: Lui e lui non gay si vorrebbero inchiappettare per amore, dell'arte povera. Poveracci.

Il dubbio è grosso: ho 12,50 dollari. ho varie possibilità: mi compro un McDonaldMenu Big. mi compro un trittico di calzini da K-Mart, cotone spesso e righe multicolore. metto un po' di benza alla macchina. faccio un film.
Vada per l'ultima va.
Ecco questo è il cinema mumblecore, cioè giovani registi indie destoca che vogliono tanto fare i film un po' dogma poveri ma belli. senza soldi ma con le idee. Ma a noi che ce frega? Anche nulla a dire il vero. è un po' la patina che hanno intorno, che fa fico se sei amante del mumblecore no? sei avantissimo.
Invece io ne ho visti pochi perché me rompono ampiamente i coglioni (e non è che C&B vede film solo quando i protagonisti sono omoni blu fatti col computer), però da lì al film del vicino di casa... boh. Se po' dì? sticazzi.
Baghead era pure carino, ma qui si ripete troppo il trucchetto del lowbudget (patito e patiendo), e ho il sospetto che sia anche un po' per finta.
Alla visione annoiata e urticante si è aggiunto un erroraccio da parte mia: vederlo nella versione italiana. Doppiata da Lillo & Greg. Ora, Lillo & Greg... certo non è che ve li sto vendendo come Buster Keaton e Groucho Marx, però fanno ridacchiare, spesso e volentieri. E invece qui, vi giuro, sono una cosa IM BA RA ZZZAN TE. Sembra un film doppiato da ragazzi di un centro per ottusi mentali balbuzienti che come terapia gli fanno fare doppiaggio. Una cosa che neanche DJ Francesco in Robots, neanche Ilaria D'amico in Eragon. Cose che prendono a calci un cadavere già in putrefazione (il doppiaggio in generale).
C&B apre il favoloso capitolo mumblecore, gli dà un occhiata, ci sputa sù, e chiude sbattendo la porta per farsi sentire da tutti.

mercoledì 22 settembre 2010

Pronuncia Provincia

Cemetery Junction
Trama: Tris di amici in gabbia provinciale, tra fabbriche, fish'n'chips e pantaloni a zampa.

Ricky Gervais. Presente no? Profeta in patria con The Office a vari one man standing, ovazioni, applausi, grandi risate. Arriva in america, relegato a comparsate per Ben Stiller al museo, un discutibilissimo film fantasma e un esordio alla regia carino per carità, ma non indimenticabile (Invention of Lies). Poi ecco l'asso nella manica, un film che è una macchinetta perfetta, i cui ingranaggi sono oliati alla grande e che fila via liscio che è un piacere. Poi, per carità, non è che rimarrete sconvolti dall'originalità, anzi, storie di sogni di gloria di tre tipetti provinciali, fiiiu, figurati. Però fa piacere vedere che si fanno ancora film sinceri, quando racconti una storia così stai su un filo del rasoi, scivoli e tac, inneschi una sequela di banalità che levati. Invece Gervais, se ne sta in equilibrio sul brio, sui personaggi, sulle sue comparsate per nulla istrioniche, su Ralph Fiennes piacevolmente stronzo e lontano dalle mossette di Voldermort. Ripeto, nulla di nuovo sotto il sole, ma sempre meglio di una scottatura. Per fare un esempio, un giovane ribelle per sconvolgere una serata di babbioni cosa farà? Ma cosa, se non la famosa Mossa McFly: orchestrina dietro con le giacchette pastello e lui davanti scatenato che sconvolge il pubblico (ma non sconvolge la più vecchina che invece si diverte un mondo). Ecco cose così... con garbo e un po' di indulgenza. Sì, in effetti l'unico neo del film sta proprio nella troppa carezzevole girandola di ricordi che Gervais e socio (l'ha fatto con l'altro, sempre di The Office... vabbè un altro) mettono in piedi. L'autobiografia sprizza da tutti i pori, solo che è la nostalgia che li frega ogni tanto, insomma, sono i più fichi della città, vannp nei club e li fanno entrare che manco fosse arrivato Tony Manero! Quando ti ricordi della tua giovinezza è tutto un po' migliorato, quando la racconti hai sempre detto una cosa meglio di quella che davvero ti uscì di bocca, anche tu eri più bello.  E forse a volte, si sono anche un po' scordati che un ragazzino di 18 anni non è necessariamente un comico navigato, difficilmente centrerà una tale sequela di battute brucianti, ciniche, dai tempi comici perfetti, come i tre protagonisti del film (e non solo loro). Il sarcasmo mica lo compri a pesa al mercato...eh!
Belli comunque i ricordi. Mi ricordo ad esempio che alle medie ero il più ricercato dalle ragazzine e il cocco dei professori, bei tempi.

FANTASIA AL POTERE – MANI MANIA

Ci fai tante cose. Soprattutto sono gli strumenti con copi le altre locandine...
E poi, zombis in fundo, godetevi questo:
che pare na mano qualunque, invece aguzzate la vista qui!