martedì 19 febbraio 2013

Fantasmama

Mama 
Tramama: Mateternità

Prima di tutto: ma Jessica Chastain... ma... ma che fai? Ma sei matta a fare la rocker? Coi capelli a caschetto mori? COL TATUAGGIO FINTO SUL BRACCIO?!?
Ma che t'è preso? La sindrome Claudia Pandolfi?! AIUTO!
Certo ragazzi miei (e per ragazzi miei ovviamente intendo i costumisti) quando vi mettete in testa di fare il "personaggio un po' borderline rock'n'roll" proprio non vi si tiene più eh!? Proprio non ve la si fa, come li sapete voi i personaggi rock yeah metallo mani a forma di corna proprio!
Già mi sono sperticato a spiegare perché un tatuaggio non fa stranezza, l'ho spiegato qui, e ancora c'è gente che ci va in puzza e almeno una volta a settimana appare un commento piccato, poi ne parlammo appunto con la cara Claudia, lei fece finta di non aver letto, ma lì avremmo pure potuto capire, "so' itagliani".
Oggi vedermi Jessica Chastain, la più figa del bigonzo, ridotta ad una macchietta di rocker, che imbraccia un basso e fa due accordi finti e poi c'ha il turcco bero tutto il tempo che capito siamo i ggiovani i ggiovani i ggiovani, siamo l'esercito l'esercito del.. rock. 
image
La tristezza.
Per fortuna la parentesi rocker dura il tempo di un battito di ciglia, giusto quel riff che mi fa capire che lei è rocker e un pochetto borderline e che non ci voleva diventare mamma adottiva di due ragazzine - non una sioore sioori ma due - selvagge.
image
Ecco il plot presto detto: Padre economista. Crisi economica. Crisi padre. Padre spara madre. Padre prende ragazzine e le porta in montagna (non si sa poi perché). Padre sta per uccidere anche ragazzine. "Entità mammesca" (leggi fantasma simil giapponese capelli lunghi computer graphic
gif,scary,Mama,sandbox
uccide padre. Ragazzine sole. Ragazzine in capanna per anni. Capanna selvaggia. Ragazzine selvagge. Protette sempre da "Entità mammesca". Polizia ritrova ragazzine. Affidamento a fratello di padre morto. Ragazza di fratello Jessica Chastain. Affidamento a Jessica Chastain. "Entità mammesca" rosica. Cazzi da cagare per Jessica Chastain.
Ecco, il film è presentato (leggi "c'è il nome sulla locandina e tanto basta") da Guillermo del Toro, che come si sa c'ha quest'anima da bambino ciccione fantasy (un po' come Peter Jackson) con una predilezione per l'horror (un po' come Peter Jackson) e fa tutti i film che presentano sempre delle ragazzine strambe (al contrario di Peter Jackson). E quini ecco che ci sono i tre elementi che non possono mancare in nessun horror che abbai a che fare con Guillermone
• Bambini che disegnano
• Falene
• Bambini che disegnano falene
Il film si salva perché oramai sono rincojonito e do solo Chicken perché quello che si prefigge di fare, lo fa (farti prendere un po' di paurina); anche se è palesemente fatto solo perché nel CV di qualsiasi attore e attrice ci DEVE essere un horror, solo che negli anni in cui viviamo l'horror finisce che diventa una cosa da fare DOPO essere diventati famosi, mentre prima lo facevano PRIMA (tipo DiCaprio o Matto Meccanigo e Renee Zellweger. Questo cosa ci dice? Che gli horror hanno più dignità di prima e quindi farli porta smalto all'attore? Che gli horror di prima erano produzioni di serie Q e che prendevano gli attori di belle speranze e se fai un conto di un milione di attori che hanno fatto un horror solo 100 sono diventati famosi? Che sto facendo delle domande di cui non so la risposta?
So solo che Jessica è bella ma mascherata da teen ager MTV generation (del 1999 per giunta) fa pena, che il film due saltelli li regala, ma il finale è veramente balengo, che le ragazzine nel momento di selvaggite sono la cosa più paurosa.
Poi lascia stare che sono andato al letto e mi sono messo a guardare la luce che veniva da sotto la porta chiusa e mi sono immaginato delle ombre che passavano come se ci fosse qualcuno è mi è venuta la pelle d'oca ma che dico d'oca (!), di pollo.
image
Viè bella de mamma tua che mamma tua che cucina a pasta ar sugo che te piace tanto. 
Ma non è che era il fantasma di leiEvviva questa cosa che mi ha fatto ridere sette secondi (e sono tanti) ed è l'unica cosa che mi ha salvato dall'infarto quando vedevo le ombre finte sotto la porta
Comunque qui c'è fantasma di Mama che vuole tanto figlia, datele in affidamento fantasma di figlia che vuole tanto Mama e il gioco è fatto. Non c'è mai un assistente sociale sensitivo quando te ne serve uno.

lunedì 18 febbraio 2013

Django Enchanted

Django Unchained
Trama: Negri Scatenati

Ho aspettato talmente tanto prima di mettermi seriamente a fare la recensione di Django - il nuovo Capolavoro Western di Tarantino e bla bla bla - che è veramente diventato la mia bestia nera.
E cominciamo bene.
Mettiamo subitissimo in chiaro (!... ecco appunto) una cosa: Django Unchained è BOMBA. Djà ho spiegato altrove e molto tempo fa perché Tarantino merita di essere venerato come un Dio, e non mi va di ripetermi. Mi va invece di dire che Django è sì BOMBA, ma che si sente per tutto l'arco del film un leggero stridio, lo stesso identico che si sente quando vedi Moorise Kingdom.
Devo ancora capire se è uno stridio reale o mi è venuto l'acufene. Per stridio intendo dire che c'è qualcosa che mi ha portato a pensare che anche Tarantino si sia estremamente auto-compiaciuto nel fare tutto il film, e se pensi che Tarantino di autocompiace tipo sempre, allora siamo proprio all'autoerotismo dannunziano.
Per carito Django si prende uno, dieci, venti Chicken, tanti quante sono le cose figherrime, le inquadrature pazzesche, le interpretazioni uniche, le idee, le canzoni da paura, le "tarantinate", ma ciononostante non riesco a provare l'entusiasmo indomito provato dopo la prima, la seconda, la terza visione di Inglourious Basterds, che davvero scardinava la Storia in una folle ricostruzione non autorizzata dai libri si scuola e ne faceva Capolavoro.
E proprio come ci ha insegnato il buon Quentin ho deciso di dividere questa recensione in capitoli, e ogni capitolo sarà la disamina singolare di un personaggio, e ogni capitolo si chiamerà proprio con il nome di quel personaggio e dell'attore che lo interpreta. E ogni capitolo sarà presentato da un gif animata perché sì.
✮ JAMIE FOXX as DJANGO 
Jamie Foxx si asserve letteramente al suo regista, non recita mai mettendosi in primo piano, e lui è uno che queste cose le fa, è uno che se può far vedere che è bravo, cantante, ballerino, fisicato, lo fa, sempre.
Invece il suo Django è sempre defilato. E vi dico la verità, non ho capito se la cosa gli è stata richiesta o se ad un certo punto non si sia trovato un po' in imbarazzo nei panni di Django. Non intendo solo il costume di Austin Powers
Il Django di Foxx è uno schiavo liberato, come lui stesso ci tiene a ricordare più che spesso, è quel 1 su 10.000 (parliamo di mandingo) che ha "una marcia in più", eppure nella sua interpretazione non ho visto quella marcia in più, quella che quasi tutti i personaggi di Tarantino hanno sempre, da Mr. Pink a Marcellus Wallace che non ha l'aspetto di una puttana. 
E continuo a rimanere nel dubbio. Logico ho adorato la scena della vestizione e lo sguardo trasognato quando Waltz gli racconta la leggenda crucca alla luce di un fuoco quasi ancestrale, ma nelle scene concitate non ho visto una vera e propria convinzione. Sono stato io il cieco? Me so venute pure le cataratte oltre che l'acufene?
Che sia forse una messa in scena in cui non sia trovato molto? Forse non ha molto senso dell'umorismo il ragazzo... ho avuto quesa impressione. 
 ✫ CHRISTOPH WALTZ as DR. KING SCHULZ 
image
Qui apriamo un capito importante, di nuovo, proprio come in Bastardi senza gloria, il più importante del film.
Sembra proprio che ci risiamo: dopo Fassbender/McQueen e Gosling/Refn ecco che un'altra coppia attore/regista diventa simbiotica, ecco che i due sanno diventare l'uno per l'altro imprescindibili, inseparabili, telepatici: l'attore riesce a recitare con piglio unico quello che il suo regista gli ordina, il regista riesce a scrivere un personaggio che solo quell'attore avrebbe potuto recitare. Com'era già successo per Landa, anche questa volta Waltz regala al suo Dr. King l'unica delle interpretazioni possibili: pacato, sardonico, furbo e irresistibile, affettato e diabolicamente intelligente. L'unica differenza sta nel fatto che se quello era un angelo della morte, questo è un diavolo della giustizia (più che altro la sua).
Ed ecco che mi rispondo da solo nel giro di poche righe circa i subbi sul Foxx/Django: non è possibile dividere lo schermo con Waltz senza passare in secondo piano (vedi il pur sempre grande C. Reilly in Carnage), se poi lo dividi con Waltz diretto da Tarantino, bene ti va se la gente uscita dalla sale ti definisce "quello accanto a Waltz".

Alcuni potrebbero dire che Waltz si limita a fare il Waltz, ma non sono d'accordo. L'ho visto in tutti i film che ha fatto tra Bastardi e Django, per prendersi in pochi anni quello che ingiustamente gli era stato negato da decenni, il successo, e i soldi. L'ho visto che non era veramente lui qui, o qui, o qui, ma eccolo tornare perfetto, immenso, immensamente perfetto al soldo di Quentin, che come pochi altri (oserei dire che si contano sulle dita di una mano di un Simpson), SA chi DEVE interpretare QUEL ruolo. 
Come quando andò a prendere John Travolta dall'aereo in cui si ostinava a sentire chi parlava, e lo trasformò nel killer più sbilenco e celebrato della Storia del cinema.
Poi vabbè, altre volte recitare diventa solo cazzeggio e ridere:


E davvero mi dolgo due volte mi sfido due volte ad aver visto Django in italiano. Non seguo il carro dei vincenti pieno di gente che ora "io solo film in lingua originale" perché anche io come tutti voi "io solo film in lingua originale", ma davvero Tarantino è quello che merita, a livello deontologico, di essere visto in lingua, e da quando c'è Waltz (padrone di 5 lingue) sui suoi set, allora diventa un valore dogmatico.
Intanto la capacità di Tarantino di cavare il sangue dalle rape trova un'ennesima conferma in Leonardo, l'eterno corrucciato Leonardo.
 LEONARDO DI CAPRIO as CALVIN CANDIE ✯
DiCaprio è un attore dalle sfortune alterne. Di solito si usa "fortune" in una frase fatta come questa, ma per lui non vale. La cresta dell'onda la cavalca sempre, non è mai dimenticato, ha stuoli di fan che difficilmente tradisce, è sempre strapagato e sempre capace di trascinare il pubblico in sala, ma non riesce mai e poi mai a farsi riconoscere davvero come un Grande Attore. Diverse candidature andate a vuoto, sodalizio con Scorsese mai veramente simbiotico (Scorsese è il simbiota di De Niro, nessun altro), maledizione del biopic e maledizione dell'oscar. Ed ecco che il solito Quentin lo prende, gli mette in bocca una dentiera nera e puzzolente di tabacco masticato, lo fa esaltare in una delle esaltanti scene di violenza esaltazione tarantiniane a cui non ci abitueremo mai (la lotta tra mandingo) e lo rende in 4/4/8 un golem di odio e fastidio; lo guardi e brami vendetta, inorridisci alle sue teoria, ti schifi della sua pochezza, in definitiva lo odi in maniera pura.

E Di Caprio sa trovare la via di rendere davvero odioso il suo personaggio. Sembra quasi memore di quel Gene Hackman incontrato tanti e tanti anni fa sul set di un altro western (un western che andrebbe ricordato di più, in questo momento in cui è tutto un "Tarantino scardina il genere e rende il western un genere ultramoderno", parlo ovviamente di The Quick & the dead:

Di Caprio per me è sempre stato qualcuno di valoroso, un attore che ha saputo vincere il suo status di sex symbol titanico (cosa che ad esempio non riuscirà mai, anzi già è partita persa, a Robert Pattinson) e che non tradisca mai le aspettative anche di genere (vedi Inception). E non le tradisce neanche alle prese con un regista che non lascia scampo, 'ché ci devi "stare dentro" ad un film di Tarantino. Come Brad Pitt ci era riuscito (questo per paragonare le Star, che poi entrano nei film di Tarantino e diventano Attori incredibili, 'ché alla fine è anche un po' facile fare un black-exploitation e prendere come protagonista la regina del black-exploination), anche Leo ne esce vincitore. Io applaudo a DiCaprio e non me ne dolgo per nulla. Djà.
 ✰ SAMUEL L. JACKSON as STEPHEN 
E poi appare Samuel. E tu assumi la stessa faccia di quell emoji, dai capito quale, questo:
Perché è IN.CRE.DI.BI.LE. Samuel è incredibile, il suo personaggio è incredibile, quello che gli esce dalla bocca è incredibile. Proprio nel senso di incredulità. Perché davvero, all'interno di una storia sulla schiavitù, sull'assurdità di quest'ultima, sulla natura umana e la sua disumana violenza, arriva il personaggio di Samuel e riassume, per davvero, tutto il film.
Il rapporto quasi paterno tra Stephen e il signor Candie è "oltre". Oltre a tutto, diventa per davvero l'ago della bilancia assurda di tutta la rilettura tarantiniana della schiavitù e dei rapporti tra bianchi e neri americani. 
La trasversalità della cattiveria umana trapassa e oltrepassa ogni colore, e il sudicio e viziato Candie diventa un burattino nelle mani del diabolico e dickensiano e ne(g)rissimo Stephen, un cattivo che ci ricorderemo per anni, perché è pregno di quella cattiveria umana che è difficile, quasi impossibile, saper descrivere e scrivere (quella che ti fa chiedere cose brutte tipo "se io fossi stato nero e mi avessero offerto un letto dove stare invece delle frustate quotidiane e del lavoro nei campi, cosa avrei fatto?" e cosa peggiore la risposta non arriva in un secondo).

Se applaudivo a DiCaprio, di fronte a Samuel, a questo Samuel (e lo sappiamo che ne fa di puttanate) non ci si può che alzare e spellarsi le mani con veemenza.
✬ QUENTIN TARANTINO as QUENTIN TARANTINO 
E si apre il capitolo Tarantino, o meglio il tomo all'interno di una enciclopedia.
Ormai, nel 2013, non è più interessante qualsivoglia discussione sulla sua genialità, sulla sua capacità di prendere il genere, farlo suo e modellarlo a sua immagine e somiglianza, e crare un nuovo genere sulle ceneri di quello vecchio, poi arriva chi quel genere lo ha generato (!) e dice "ho ispirato Tarantino". No.
Lo abbiamo capito che lui è l'unico che riesce a trasformare la copia in citazione, la citazione in personalità, la personalità in Genio.
Lo ha fatto con il pulp, con il black-exploination, con il Wuxia chinese, con il film di guerra e ora lo fa con il western, che poi era un po' quello che pareva il più naturale, vista l'impronta di alcuni passaggi di Kill Bill o dello stesso Basterds.
Questa volta però, ed è forse l'unica pecca di Django, Tarantino inizia a citare sè stesso, come nella scena, inutile, e francamente un pochino ridicola, dove appare in prima persona

Sequenza che pare DAVVERO girato a pochi metri di dove hanno girato questo:

Ben diversa la Quentin Situation di Pulp Fiction e il suo deposito di negri morti.
Logicamente è un peccato veniale, come quello di Anderson; Tarantino si fa perdonare sempre tutto, perché il suo cinema ha creato così tanti epigoni bastardi (proprio nel senso di rognosi e rabbiosi) che vedere un Tarantino D.O.C. ti rimette in pace con tutte le sparatorie che hai visto negli ultimi anni, con tutti i "fuckin fuck" che hai sentito, con tutti i personaggi borderline che però parlano pacati di cose che non c'entrano nulla prima di torturare qualcuno, con tutti i movimenti di macchina estremi ed estremizzati.
Il peccato, se vogliamo individuarlo, sta in una trentina di minuti di troppo con cui Tarantino infarcisce la parte centrale del suo film, o meglio un poco dopo la parte centrale (per chi l'ha visto: troppi giri in carrozza di seguito e appunto la seconda fuga e ritorno di Django), che appesantiscono un po' il film e non aiutano ad arrivare al finale con la dovuta leggerezza.
Poi certo, c'è il fiore cremisi, e tutto torna al posto giusto.
Sia Ingluoriuos Basterd che Django sono sogni bagnati di un cinefilo un po' matto, convinto di poter cambiare la storia, nel primo Hitler finiva crivellato di colpi dai basterds, qui un singolo schiavo liberato si vendica a suon di fucilate di tutti i bianchi schiavisti che incontra sulla sua strada, e alla fine, tenendo fede alla sua natura nigga fa pure il bellimbusto facendo impennare le sospensioni della macchina il cavallo. 

E l'impianto narrativo è identico a Basterds, dalla presentazione, lunga, dei personaggi, fino all'esplosione di violenza finale

o all'esplosione e basta
☆ ORIGINAL SOUNDTRACK as SOUNDTRACK 

Finalmente Tarantino riesce a lavorare con Morricone (che anni fa gli aveva detto no per lavorare alla colonna sonora di Baarìa, per dire le italiche priorità). Ne esce fuori una canzone con Elisa (Eh, lisa?) inserita in una scena che è bella, ma poteva essere davvero grande. 
Poi c'è il rap, che in effetti è una scelta non propriamente originale, certo, il contesto western e la musica rap fanno attrito, e Tarantino ci va a nozze, Ataranttrito. Ma siamo lontani dal David Bowie e le veline anni 40.
Ovviamente recuperata la di cui sopra Django d'antan, che diventa subito un nuovo classico. E la colonna sonora di Django è di nuovo la colonna sonora dell'anno


 ✮ NERI as NEGRI 
Fondamentalmente c'è da dire una cosa sola: se gente come Jamie Foxx e Samuel L. Jackson che sono, in quanto attori da oscar, modelli generazionali per la comunità (che poi, "comunità"...bah...) nera americana accetta di lavorare con Quentin, uno che nei suoi film ci mette una dose di razzismo pari solo agli spari o al sangue versato, vuol dire che sono i primi a cogliere che quel razzismo fa il giro, ed è talmente eccessivo e grottesco che diventa automaticamente una critica. E poi arriva Spike Lee e si incazza moltissimo perché in Django trovi  la parola "nigger" più volte che la parola "farina" nel Talismano della Felicità (non chiedetemi cosa mi ha detto il cervello quando ho scritto "farina").
Ma Tarantino risponde per vie traverse, così:

E, ovviamente, con la scena del
 ✪ KU KLUX KLAN as KU KLUX KLOWN 
Ed ecco, queste era la recensione di Django nel C&BVerso, quello che Tarantino rimane un Genio e un Maestro e uno degli Unici che vale la pena venerare, che quando lo fanno tutti non vuol dire che è lui che si è venduto, no, vuol dire che è stato talmente grande da cambiare nel profondo il gusto popolare.
Riassumendo insomma che cosa abbiamo capito da questo post? Sostanzialmente due cose:
1) Che Tarantino fa Tarantino come nessun altro sa farlo, sarà che lui è Tarantino.
2) Che quello che dicono circa alle doti dei neri è VERO. E non sto parlando del ritmo nel sangue.
3) Che cosa non darei per essere in una foto così

4) Che Django è BOMBA [cit.]
Ora un po' di inutilitaria Djangocentrica (devo dire non proprio un granché, grande utilizzo di rosso e poco altro) e poi via per la vostra strada che io vado per la mia.
Avrete notato, tra il gusto e lo sdegno, che non mi sono lanciato in quel tipo di filippiche da cinefilo fissato con lo spaghetti western e gnam gnam (style). Io di spaghetti western non ne so nulla, mai piaciuto il western, di Leone ho visto sì e no due film e uno non era western. Vi consiglio se siete fissatoni di recuparare il numero di Little White Lies e quello di Bizzarro Magazine.
Vi saluto.
C&B.
La C è muta.

sabato 16 febbraio 2013

LOVE UIK ♡ Short End

E poi mi pare cosa buona e giusta concludere questa settimana d'Amore FOLLE, ma più che altro folle (dai che da lunedì si torna più sagaci e cattivi e le promesse da marinaio che mai) con questo corto qui:


venerdì 15 febbraio 2013

LOVE UIK ♡ Quarantenni in quarantena

Ed eccoci. Finisce la settimana. E tra varie tipologie d'amore abbiamo capito che non ci si capisce niente.
This is 40
Trama: Siamo la scoppia più bella del mondo

Io e te, perché stiamo insieme? 
Cioè intendo, io Uomo e tu Donna, perché stiamo insieme? Intendo proprio in generale, dalla notte dei tempi? C'entra in qualche modo la religione? Ma non scherziamo. C'entra il richiamo ancestrale del maschio Alpha che domina sulla donna/preda e caccia la più fertile del branco che diventa "sua" e questo fa di lui il Capo? Ma non direi... C'entra magari il Mulino Bianco, con tutte le sue belle famigliole? Mah. Boh. Bah. Boffh.
So solo che io so solo una cosa, che l'Uomo in quanto tale (non in quanto "quel tale", proprio per struttura genetica) e la Donna in quanto tala(mo) non sono fatti per stare insieme. 
Punto.
Basta.
Stop.
Niet.
Kaput.
Zip it.
Eppure ci crediamo sempre. Sempre. Ed è questo quello per cui siamo stati creati. Creati per credere, creadi. Ogni volta è la volta giusta, e ogni volta prendiamo armi e bagagli e col sorriso sulle labbra andiamo a sbattere contro il muro, proprio come mi ha detto un bigliettino della fortuna cinese pochi minuti fa:
Vi sembro cinico? Sardonico? Arrogante? Demoralizzato e ultraterreno (nel senso di troppo terreno e poco sognatore)? Lo sono, siete qui proprio per questo.
A proposito di cinese in questo film c'è un'attrice (tanto cara ad Apatow) che è la quintessenza dell'assurdità orientale. Lidele tantissimo.

Insomma il nuovo film di Apatow, come recita la locandina il "quasi" seguito di Molto Incinta, infatti è - come farebbero nei fumetti - uno spin-off di quel film: ricordate la coppia sposata dagli anni con Paul Rudd (ricordiamo l'attore che è passato, almeno ai miei occhi foderati di broccolo, da perfetto sconosciuto a LOL forever, lo stesso iter riservato a Joseph Gordon Levitt) che per poter giocare al fantabaseball doveva inventarsi le bugie? Ecco, loro, che sono piaciuti così tanto (ad Apatow, tanto che l'attrice è la moglie vera e già che c'era anche le due bambine sono le figlie vere) gli ha dedicato un intero film. 

E la cosa bella è che l'universo di Apatow (anche qui come nei fumetti) sembra essere sempre lo stesso, e da un momento all'altro ti aspetti di veder entrare Katherin Heigl e Seth Rogen che vanno a trovare gli amici di vecchia data con figlio a seguito - ecco questa sarebbe stata una comparsata belllissima, che non c'è, c'è solo la comparsata della cicciona di Le amiche della sposa, sempre ambientato nel ApatowVerso.
E nell'ApatowVerso le sceneggiature sono sempre scritte benissimo, naturali e superridere, ma sempre con una certa vena di sadismo e cinismo che ci fa sembrare tutto più vero del vero.
Ci sono dei momenti un pochino gross, anzi scusa, grossolani (!)

ma si fanno perdonare e non si arriva mai alla merda in faccia, e questo è sempre un bene.
Il titolo è azzeccatissimo: prima provate a sposarvi e farvi una bella convivenza luuuunga, poi vedetevi This is 40, e vi ritroverete dritti dritti nello schermo. Se tanto mi dà tanto anche avere dei figli è proprio così.

This is 40 è Apatow puro, molto molto parlato, praticamente solo parlato, con momenti di nonsense inseriti (nonsenseriti, quindi) nella vita di tutti giorni; alcune scene da antologia (la trasferta vacanzifera) alternate con altre di leggera stanca, il tutto in un film molto lungo per essere una commedia, ma che riserva alcune riflessioni sulla situazione di Lui e di Lei che manco dallo psicologo. Anche e soprattutto quando arriva Megan Fox:




Quindi abbiamo fatto tre passi nel Delirio nell'Amore, che cosa diavolo abbiamo capito? Un bel nulla del niente, tranne che quando fai tanto il fico, finisci che ci prendi la pezza, quando non ti frega niente, la pezza se la prende l'altra/o, che quando ti conosci ti piacciono certe cose, che quando stai insieme le stesse cose sono proprio quelle che non ti piacciono, che è inutile cercare di capirci qualcosa. Che alle volte l'amore è un po' così:
Ma è bello lo stesso. E vale la pena.
Vabbè dai un po' di cose le abbiamo capite. E ne faremo tesoro per gli anni a venire e le relazioni a venire o i matrimoni a venire?
Ma quando mai...
• • •
Ed ecco finalmente la canzone dell'Amore che più dell'Amore non si può...

Evviva l'Amore sempre, evviva gli Unicorni le Fate ed Harry Potter. Evviva.

giovedì 14 febbraio 2013

LOVE UIK ♡ Quant'è bella jeunesse

Oggi è San Valentino. E non è il mio giorno. Non è il giorno in cui penso che l'Amore vada festeggiato, al limite fatto, ma festeggiato, no. Perché l'Amore è una cosa talmente privata che meglio tenersela per sè, mica la puoi sbandierare ai quattro venti. E allora passioni tosti tosti al film di oggi, un vero inno all'Amore, sfruttiamo il film che  sono l'unica cosa che ti fanno cambiare le prospettive su tutto sempre.
Ti ricordi questo post? , questo è come se fosse il prequel, del post non del film; stessa Francia, stesso clima, stesse parole dolci. E se La guerra è dichiarata è una bella canzone, di quelle che canti e poi dedichi, Un amour de Jeunesse è una poesia.
Un amour du jeunesse
Trama: Cos'è l'amore? Chiedilo a una ragazza di quindici anni di età, lei ti risponderà.

L'Amore. Questo folle, fallace, fallico sentimento che. Lo sa bene Camille, la protagonista quindicenne del film; persa, avviluppata, circondata e, in egual misura, sollevata e schiacciata, dal suo amore per Sullivan, di qualche anno più grande ma con una maturità speciale, ma più che di maturità sarebbe meglio parlare di attitudine, uno spirito libero, non egoista, non sporco, solo, libero.

Camille si sente morire quando Sullivan le annuncia che partirà per un viaggio in sudamerica, le promette di tornare, di scriverle sempre, di pensarla ogni minuto. Le lettere iniziano a diventare sempre meno, nessuno torna, Camille può solo cullarsi nel pensiero dei pensieri. Il dolore avanza e l'indole naturalmente malinconica di Camille fa il resto.
Siamo lontani dai pianti disperati di Bella per Edward, qui la classe e la scuola francese si fa sentire. Sensazioni naturali, un altro cinema, quello dove le stagioni passano, i tagli di capelli cambiano, i protagonisti vivono, e la storia segue il suo corso, che tanto tu ti puoi dannare l'anima, ma la storia segue sempre il suo di corso, ma il tuo.
Camille e Sullivan si lasciano, si ritrovano, si rilasciano e i simboli del loro amore vengono portati via dalla corrente, i profumi dal vento, le parole dalla musica nuova, gli sguardi dalle luminare. I ricordi, quelli restano. Quelli restano sempre e diventano Tu.
Un film francese che cita a pieni mani il cinema francese (E cos'altro sennò? Sono francesi...), quello di Jules e Jim e quello della Nouvelle Vague tutta, con protagonisti spesso muti che sanno dire tutto con la loro naturalezza, basta quella nell'amore no? Mai servite le tecniche, i piani alla Willy Coyote del tipo "faccio questo così lei pensa quello e allora io farò così e lei cosà". Ed è davvero un miracolo l'andamento del film, lento e mai noioso, mai artefatto o costruito, come gli attori, perfetti pure loro con le loro facce d'altri tempi, che non paiono recitare ma solo essere qualcuno, innamorato o triste, o entrambe le cose.
Un amour de Jounesse ti fa tornare in mente quei giorni in cui scrivevi lettere lunghissime alla persona che amavi e magari non le spedivi, quei giorni lì, ti ricordi? Quei giorni passati a darsi un bacio e volerne altri cento. Quei giorni, te li ricordi?
E intanto in questo post ci sarebbero dovute entrare tantissime gif animate, che di scene da cui estrarre gif animate il film è pieno, ma non so come mai, la polizia non ama e invece di amare interdice tutti gli accessi anche a cose che con la pornografia non c'entrano nulla e mette questo.
Mettete dei fiori nelle vostre connessioni.
• • •
Passiamo la rabbia con una canzone francese. E cos'altro, parlbé!