giovedì 22 ottobre 2015

CB ANTEPRIMA • Crimson Peak

Crimson Peak
Trama: Mia la prima moglie

Ho pochissimo tempo e mi piace tantissimo dirlo.
Quindi ora vi beccate questa pausa dalla Festa del Cinema di Roma perché è finito l'embargo di Crimson Peak, l'ultimo film di Guillermo del Toro che sta lavorando a tutti questi suoi progetti molto personali (The Strain) e i cattivoni di hollywood gli fanno i dispetti e non gli fanno fare Hellboy 3 e Pacific Rim 2 e allora lui risponde con un horrorazzo che cita a pieni polmoni di tata pazza c'è sorella pazza, ma bona come il pane, Jessica Chastain che io pure se era pazza me la sposavo uguale e potevamo stare tutti noi quattro, io, Jessica, Mia ma tua e Loki a giocare tutto il tempo a scopone
col morto
Il film sta facendo un po' schifo alla critica e piacendo molto alle ragazze che vogliono vedere le terga di Tom Hiddleston e fanno i risolini e disegnini 
A me il film è piaciuto pappapero, molto di più per una stupenda fotografia (tutta blu e arancio, TUTTA) e degli effetti speciali computerizzati ma che sanno di gelatine, plasma finto e cartapesta.
Del Toro ha gusto da vendere, da sempre, e queste ambientazioni gotiche sono il suo campo di battaglia preferito.
Poi la storia ha dei buchi enormi ma io non ho paura e voglio innamorarmi anche di quelli.
I quattro attori coinvolti si dividono così: i biondi sono da dimenticare, il moro e la roscia sono splendidi. Tanto che vorresti che il film fosse solo la vita di loro due in quella casa sperduta con lui tutto elegante Conte.nto di succhiare argilla rossa dal terreno e lei pazza e bellissima che gli fa le cosacce.
C'è una cosa che però, a corollario del film, mi viene da chiedere: a che punto sta la causa che vede tra le fila degli imputati il creatore di queste STUPENDE locandine
e il fotografo Laurent Croisier? No perché vi eravate resi conto che sono ESATTAMENTE la riproduzione della serie Bete De Mode:
Vorrei saperlo perché se davvero le hanno copiate il già esiguo conto in banca del povero Guglia lo vedo male male, ma male proprio.
Magari poi si scopre che le ha scattate proprio lo stesso fotografo, ma non ho neanche il tempo di andare a controllare, magari faccio uno scoop grafico e poi mi dicono "guarda che infatti li ha fatti lo stesso". Andate a controllare voi e mi dite? Fatemi sto favore jà.
Io se fossi in voi Crimson Peak lo andrei a vedere a cuor leggero, senza aspettarsi un film horror di paura da incubi, più un tenero omaggio a un certo cinema horror che puntava più sull'atmosfera che sulle sorprese finali (quello dei mille Dracula, Frankenstein, Wolfman), girato da uno che in ogni cosa che fa si vede proprio che ci mette cuore.
Al Guglia gli si vuole bene a prescindere, fosse solo per i problemi di peso.
Un paio di altri disegnetti carini.

mercoledì 21 ottobre 2015

CHICKENBROCCOLI & MARGHERITA alla FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2015 • Giorno 3

 
A questo punto ci doveva essere tutta una cosa bellissima pazzesca ma siccome non c'è e forse non ci sarà mai perché, ehy, non puoi sempre avere quello che vuoi, passiamo subito alla prima recensione di Margherita. Questa qui:
 
Devo dire che il rosa le dona, alla Margherita.
Io intanto me ne andavo a vedere il più americano dei film americani presentati. Strano che Monda non abbia fatto una selezione del tipo FESTE DEL CINEMA AMERICANO DI ROMA 2015. Per inciso non avrei avuto nulla in contrario, figurati, anzi l'ho appena incontrato e gli volevo proprio proporre (propriorre quindi) di togliere, così, in un colpo solo, tutti i film non americani dal fest. Era un'idea. Un'idea folle, ma molto poetica, come quella raccontata in:
The Walk
Trama: Io speriamo che me la cavo

C'è un documentario di qualche anno fa (2009), si chiama Man on Wire e racconta la più incredibile delle imprese: tendere un cavo da una Torre Gemella all'altra e poi camminarci sopra. Bisogna essere un funambolo per tentare una cosa simile, e anche totalmente fuori di testa. Lo fece Philippe Petit. Ma non lo fece solo nella finzione filmica


Lo fece davvero veramente.

Ora Il Pippa (riassumendo "il Pippa" per chi non avesse letto CB negli ultimi sei anni, trattonsi di Robert Zemeckis, lui in tutta la sua intelligenza 3D:
che ok, ha fatto dei film BELLISSIMI e seminali che oggi solo osannati (intendo proprio oggi oggi 21 ottobre 2015:
ma ammettiamolo, è sempre stato l'ultimo della combriccola generazionale di filmografi fondamentali per noi ragazzini degli anni 70/80: Spilbi, Lucas e poi il Pippa, lui, che a un certo punto ha deciso che il futuro del cinema era la motion graphic e per dieci anni ha fatto film ORRENDI solo con quella tecnica (ricordiamo, purtroppo, Polar Express, Christmas Carol, BEOWULF! VE LO SIETE SCORDATI BEOWULF!)
Passata la parentesi motion graphic (gli hanno proprio chiuso gli uffici alla fine, troppe spese per le palline da ping pong da mettere addosso agli attori) è tornato ai film in cane e ossa, ma senza dimenticare gli effettoni speciali. 
Infatti tutto The Walk l'hanno girato così:



Ma poi perché non hanno usato le Tor... ah. già.
Ecco. La cosa che rende molto minore la carica emotiva di The Walk rispetto a quella che trascinava Man on wire (e non solo per la finzione cinematografica vs realtà documentaristica, visto che nel doc (EHY DOC!) c'erano anche inserti recitati) è che in questo le torri sono troppo importanti.

Voi direte eggrazziearca, questo ha fatto questa passeggiata in cielo tra due grattacieli ci mancherebbe che non erano importanti. Ma è la solita pecca americana di carica di simbolici spiegoni anche quei simboli a cui non serve nessunissima spiegazione.
Vedi le due torri e sai, ricordi, hai perfettamente in testa quello che è successo, e attenzione, non perché negli ultimi 15 hai rivisto la scena mille volte, no, ricordi esattamente il momento in cui lo stavi guardando la prima volta.
Non c'è bisogno di aggiungere altro. Basta la loro presenza a caricare ogni inquadratura dove appaiono di un'energia potentissima.
Zemeckis invece indugia, indugia tantissimo: ci sono biglietti con l'accesso esclusivo alla terrazza panoramica che recano la dicitura "per sempre" e ovviamente quel "per sempre" non è sempre mai, ci sono inquadrature che corrono sulle lamiere in lungo e largo, ci sono, nella scena finale, quella della traversata, tutte le vertigini (anche quelle dei capelli assurdi di Gordon Levitt)

 che solo gli effetti speciali (o se all'epoca fossero esistiti dei droni) possono regalare 

C'è il 3D, che serve (come già era servito in film come Avatar e Vita di Pi) non solo a lanciarti la roba addosso. Non solo:
 
Ma ci sono anche tante cose che proprio non vanno. 
Non è solo il rimarcare la tragedia del 9/11 con patriottica melensaggine a rendere il film una brutta copia del suo predecessore (che non indugiava mai nel pietismo da torri gemelle), ma dà fastidio anche tutto l'impianto da commedia (quasi) degli equivoci, dove si cerca di far ridere molto (con personaggi ai limiti della macchietta, dall'onnipresente Ben Kingsley con l'accento strano - questa cosa degli accenti gli sta prendendo la mano, anche Gordon recita in frenchinglish - agli amici strafattoni al mefistofelico basista), e una colonna sonora che alterna come fosse suonata da un pessimo deejay musichette alla Henry Mancini a temi che sembrano usciti da Forrest Gump.
The Walk non mancherà di emozionare (vi piace quando uso queste forme da critico che non si impegna? Disimpegno, lo fa CB quando ha dormito tre ore.) chi di Petit non aveva mai sentito parlare, ma rimane sospeso (!) tra una commedia senza verve e un biopic che vive troppo all'ombra del suo regista, ormai senza più mordente.
Invece un pochetto di mordente ce l'ha questa pischella francese che si chiama Charlotte LeBon.

Si chiama proprio così.
Ah. Ho visto - per sbaglio - anche un film francese. Si chiama
Les Rois Du Monde
Trama: Cantona-ta

ED È UNA MERDA! Anzi sè en mérd!
Vorrei fare una delle mie recensioni in francese che è l'unica lingua che mi permette di raccontare quanto fa schifo il cinema francese quando fa schifo.
Ma non ho tempo. Preferisco vivere.
Dico solo che nel film ci sta Eric Cantonà che fa il buono. La vittima. Eric Cantonà. Lui:

Se non avete capito vi metto una diapositiva.
Questi sono i film che rovinano i festival, fatevelo dire. Ci sono film che non trovano la distribuzione semplicemente perché NON SE LA MERITANO!
Torniamo a Margherita che oggi aveva delle cartucce molto più potenti delle mie.



La stanchezza inizia a farsi sentire, vi avverto. Se la prossima recensione è fatta solo di zzzz e scarabocchi non dite che non potevate aspettarvelo.
Ma tanto domani vi beccate l'anteprima di Del Toro, quindi.

martedì 20 ottobre 2015

CHICKENBROCCOLI & MARGHERITA alla FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2015 • Giorno 2


Fatece largo che passamo noi, i cineblogger de' sta Festa del Cinema de Roma bella! Ma che ce frega ma che c'emporta se Monda al Premio jà detto basta mapperò.
Ah, Roma, questa folle festa del cinema che. Secondo giorno e già siamo nel pieno di un rutilante "tu che ti sei vista", "tu questo l'hai visto?", "io questo lo vedo domani, questo lo vedo oggi, questo lo vedo ieri, questo non lo vedo", insomma la parte più divertente è sempre scarabocchiare il programma facendosi tutte delle equazioni per vedere più film possibile. Poi arriva il momento di vederli, i film, e la pigrizia prende il sopravvento. La pigrizia e il fatto che comunque lavori in ufficio, mica sei come quegli scaldasedia dei critici che vanno al cinema alle 10 di mattina!
Per fortuna c'è la domenica e per onorare il nostro Dio (Cinema) siamo andati alle 8 di mattina a vedere donne pomiciare. Che faticaccia.
Freeheld

Trama: Lesbo kick


Che la bella Julianne sia un po' la madrina putativa MA COME TI PERMETTI PUTATIVA LO DICI A TUA SORELLA SVERGOGNATO del festival di Roma è un dato di fatto. Dieci edizioni l'hanno vista protagonista almeno 4 (o magari sono io che la vedo anche quando non c'è). Certo tutti ricordiamo quella volta che venne in carne, ossa e lentiggini e successe quella cosa matta di quel folle che pur di attirare la sua attenzione ci costruì tutto un cineblog intorno. Sono un po' quei mitomani che quando sono nel giardino fuori casa tutto bene, salutano i vicino e fanno la carezza al cane, poi entrano a casa e nella stanza da letto hanno una parete con tutte attaccate le foto della loro amata ma tipo con gli occhi graffiati delle candele accese e la propria testa montata su tutte le persone che appaiono nelle foto accanto al loro desiderio.
Vi ricordate quella volta? Rimase famosa. Un po' come quello che durante Sanremo si voleva buttare di sotto ma Pippo magnanimo eroe lo salvò dal suicidio. O quell'altra che uno ha tirato in faccia a Berlusconi il Duomo di Milano. Sono quelle volte che uno diventa famoso per dei meriti molto importanti.
Insomma Julianne fa la doppietta e, dopo aver partecipato lo scorso anno con quel film... dai quello... com'era? C'era una con una malattia... una malattia che non ricordo... probabilmente una malattia che non esiste visto che non me la ricordo... e insomma io quel film l'avevo visto e non è che mi era piaciuto assai che. Infatti in un momento di possessione dello spirito di Nostradamus avevo con piglio sicuro sancito che:
Ah. Come lo prevedo io il futuro, manco la Zingara di Rai Uno.
Julianne è tornata comunque ad essere brava. Ci sono stati anni di oscurantismo, forse il rosso non andava di moda, fatto sta che solo ultimamente (anche con Maps of the Stars, nonostante fosse un filmaccio) Julianne è tornata veramente brava. E lo è anche questa volta.
Che Julianne non abbia mai fatto problemi a recitare la parte di un'omosessuale (fosse per delle singole scene, o interi film, fosse per dei thrillerazzi senza capo né coda, o per filmoni storici ) non è un segreto


ma non era mai stata così coinvolgente e convincente.
Ora, io non voglio ridurre tutto al solito maschio che si riscalda quando vede due donne baciarsi per carità, il tema è importante eccome, ma certo a Ellen Page le è andata anche bene, fai outing e la prima parte che ti capita è fare la moglie di Julianne Moore, mica male. 


Sì sì lo so CB maschilista ignorante buzzurro vatti a seppellire ok vado.
Il ruolo e la storia sono quanto di più classico ci si possa aspettare da un film di denunzia sociale: donna forte. poliziotta. gay. malata terminale. innamorata. lotta contro la politica. vittoria. morte.
Lo stile è esattamente quello di una certa nuova hollywood, che strizza moltissimo l'occhio ai film da sundance, quelli più intimi, che si mette lì con la sua cinepresa un po' di profilo e tenta di rendere tutto molto naturale, nessun virtuosismo, nessun montaggio chissà quanto frastagliato, nessun effetto, nessuna musica aulica.
Insomma, a hollywood non si muore più inquadrati dall'alto con la luce rossa in posizione crocifissa cantando Maria Callas

Si muore come si muore davvero quando ti viene quella cazzo di malattia. Attaccati a un tubo per respirare, pelati, scheletrici e in testa ancora tutte le cose da dire, da fare, piena di tutta la vita che avresti dovuto ancora vivere.

E infatti piangi, piangi perché l'ingiustizia sociale subita dalla coppia sconfina con quella inferta dalla vita stessa. Life is unfair, la vita è ingiusta, lo ripetono più volte nel film (o forse lo dicono una volta sola ma è il sottotesto su cui si basa tutta la sceneggiatura): è ingiusta perché per fare carriera Julianne è costretta a nascondere la sua omosessualità (così come un altro collega, uomo. E la storia si svolge in America nel 2007, non in Corea del Nord nel 1700), è ingiusta perché un amore sano nato tra due donne deve subire le risatine delle persone ignoranti, deve essere nascosto al mondo, e diventa ancora più ingiusta perché poi arriva la malattia, e non basta quella a piegare gli animi, ci si mettono anche le leggi provvidenziali inique e assurde (una coppia di fatto non godeva del piano pensionistico "regolare", ovvero quando Laurel/Julianne morirà, Stacie/Ellen non potrà prendere la sua pensione come qualsiasi altra moglie di poliziotto) e da quel momento inizia un'altra guerra, una guerra che forse Julianne può ancora vincere, quella contro la politica, perché quella con la malattia è persa i partenza.
Se vogliamo muovere una critica strettamente cinematografica, al netto delle considerazioni sul fatto che una storia del genere merita di essere raccontata in ogni caso, perché non è possibile pensare che in una società che si professa liberale e in un mondo in cui l'uguaglianza è professata da chiunque, possiamo dire che Freeheld è un film che si impegna poco (proprio come non si impegnava Still Alice), si muove su territori sicuri, su riflessioni e meccanismi facili, lascia che a fare la storia sia quella semplicità di vita di coppia 

la casa, il cane, le passeggiate, le partite di baseball, di qualsiasi coppia, e lo scontro con leggi e cavilli che quella coppia la negano.
Julianne e Ellen (Juliellen?) sono brave, la prima come sa essere brava lei (e splendida con quei capelli da Charlie's Angel), nella sua versione senza eccessi, l'altra diventando un vero "butcher", mascolina, sempre dentro vestiti oversize (anche se Julianne è più brava).
Gli uomini del film, che forse sono quelli peggio scritti (ma anche vittime di un minutaggio ridotto, e quindi era ovviamente inevitabile che non si parli di loro) possono però diventare fondamentali per uno spettatore un po' più pigro, diventano vari esempi di come la storia della coppia venga vissuta: dal collega di Julianne che una volta scoperta l'omosessualità del partner e del calvario che sta per affrontare diventa portavoce nella stazione di polizia della battaglia della collega e riesce a convincerli che quella battaglia è giusta al collega anche lui gay che però lo nasconde a quello becero che però poi si impietosisce e le regala addirittura cinque giorni di ferie ; poi c'è Steve Carrell - bella la sua deriva in film seri, farà carriera il ragazzo - ebreo gay che lotta per i diritti civili e diventa portavoce della battaglia organizzando sit in e manifestazioni. Un corollario che però non ha molto mordente.
Lo sai chi invece ha mordente? Santamaria - almeno sembra, io non sono riuscito a vederlo ma mi sembra quello che ha entusiasmato più di tutti:

E invece Margherita mi fa rosicare che non l'ho visto. Oh.
Andiamo oltre, e dopo lesbiche e supereroi coatti, passiamo alle fiabe. Fiabe delle buonebotte.
Pan

Trama: Pan di Spugna


Che è un film orrendo. 
Tralasciando la buffonata dei ginnasti brasiliani che ballavano la capoeira sul tappeto rosso cercando di distrarci dal fatto che Hugh Jackman si è guardato bene dal venire a presentare il film, concentriamoci sul film. 
Fa schifo.
Fine della concentrazione.
Volete qualche informazione della sua schifaggine?
Ma intanto basterebbe parlare solo e soltanto di Hugh Jackman e di quanto è ridicolo nella parte del pirata cattivo, attore in piena crisi GionniDeppesca, tutto faccia crudele ridicola, vestiti da AmadeusAmadeus Ah Ah Amadeus 
e pelata d'ordinanza (che però copre con una ridicola parrucca casco (parrucasco)
Oppure si potrebbe raccontare di quelle due volte - DUE! Solo due e poi basta! - che cominiciano a cantare canzoni moderne. Esatto. Smell Like Teen Spirits dei Nirvana e Hey Ho Let's Go! dei Ramones, proprio come Mouline Rouge. Rendemose conto. Kurt e Joey stanno ballando la tarantella nella tomba per quanto si rivoltano. Ma poi peggio mi sento sul fatto che c'è solo due volte e poi mai più. Che se vuoi prendere questa linea - un protomusical con canzoni moderne - fai pure, a tuo rischio e pericolo, ma fallo bene, no che lanci il ritornello e poi ritrai la mano.
La prima mezzora del film è quasi digeribile (escluso il fatto che è Harry Potter, come fa notare questo sconosciuto di internet:
An orphaned boy is braught to a magical land he didn’t know about and discovers his powers, that he must then control, and is told that he is “the chosen one” and told a prophecy of how his life lead to a fall of a dark monarch who now intends to kill him before the prophecy is fulfilled and after some denial he assumes his role, determined to avenge his parents and take down the evil figure, stopping him from gaining power and that would lead to the destruction of the magical world, and he does this by remembering happy times in his past and learning to trust certain people. Also his male and female co-parts end up in some stupid hollywood heteromance even though the girl is a genius that would never settle for the guy.
Ma poi tutto si perde in un mare di noia (quel tipo di noia che ti fa sbadigliare) tra un Capitan Uncino giovane, che pare Indiana Jones
ha ancora tutte le mani ed è amico e quasi mentore di Peter (il film è un prequel, e contemporaneamente un triste tentativo di creare un franchise, che non avverrà mai, visto il flop clamoroso che ha fatto. Ci sono tutte quelle cose che lasciano la storia aperta - come ha perso la mano Uncino? Come è nato l'odio per i coccodrilli? Perché Trilly diventa l'unica fatina? Chi se ne frega di tutto questo?).
Il resto è tutto tristissimo e noiosissimo da sbadigli, tra una Giglio Tigrato che pare vestita da Bjork dopo un viaggio sulle Ande
delle fatine che perdono del tutto quella certa carica sensuale che ben sappiamo e diventano solo lucciole (!)
effetti speciali d'ordinanza computerizzata (fammi male pure quelli, non lo so)
scene che sembrano riprese con lo GOPRO delll'holi fest che se vedo un'altra di voi ragazze che mette una foto del profilo facebook con lei che soffia la polvere colorata verso la macchina fotografica faccio un macello
e l'ennesimo ragazzino odioso: Peter, che vola due volte per sbaglio perché ehy peter credi in te puoi volare. ma cazzo, dopo la prima volta che voli io sai che aeroplanate che mi facevo tutto il tempo? Lui invece plana solo, sta sempre per terra
Il ragazzino scelto è tra il belloccio e l'inutile, mi pare più vittima degli eventi e della Ralph Lauren che un vero attore. Quanto fastidio può dare trovare OGNI sua foto con il logo del brand più grande di lui?
Se c'è una cosa che mette tristezza sono i modelli bambini. Altro che sindrome di Peter Pan. Peter Pen.
L'unica nota degna di attenzione si chiama Cara Delevingne, modella di Victoria Secret (proprio una roba per bambini)

usata per fare le sirene, tutte le sirene (come i gemelli di Social Newtork)
Bona è bona. Anche se io le sirene le preferivo così:

Ma poi non c'era stato un altro Peter Pan poco tempo fa (no, era il 2003, come passa il tempo quando ci si diverte) e nessuno era andato a vedere neanche quello?
Comunque ragazzi, sono mesi che ve lo dico, questa cosa delle fiabe vi ha preso troppo la mano. BASTA! Io non lo voglio vedere il live action del Libro della Giungla:

Non li voglio vedere la Bella e la Bestia, e Jafar, e Mulan in carne e ossa e non voglio proprio vedere il film sul passato di Crudelia Demon.
Tic Toc Tic Toc questa cosa dei film da fiabe sta messa peggio dei cinecomics, finiranno tutti in pasto ai coccodrilli

La flautolenza di Pan.
Margherita raccontaci tu di un gruppo di ragazzi molto più puri, interessanti e fantasiosi di quelli dell'Isola che non c'è. I frateli Angulo:

Concordo. Anche sul cognome che mi ha fatto ridere tutto il tempo.
Sentite. C'è un'ultima cosa che devo dirvi. La verità è che quest'anno i post sulla Festa del Cinema di Roma hanno uno sponsor. E insomma questo sponsor mi ha costretto a fare uno spazio pubblicitario. Ma è cultura eh! Proprio altissimi livelli! Addirittura UN LIBRO! "Libro"... cosa essere tu.
È questo qui:
Quante volte la scena di un film riesce a raccontare un nostro stato d’animo? E in quante occasioni una citazione detta al momento giusto risolve o ridimensiona quei grandi e piccoli dilemmi quotidiani che ci perseguitano? Keep Calm e guarda un film è il primo libro dedicato alla Settima Arte che, di recensione in recensione, diventa un agile manuale di cine-terapia.  Per superare lo stress da ufficio o una crisi di coppia, affrontare l’attesa del principe azzurro o vincere una fobia che ti paralizza: qualunque sia la situazione da fronteggiare qui troverete il rimedio giusto! 101 pellicole scelte tra famosi capolavori, cult di ogni epoca e chicche da cinefili che ci ricordano che ogni problema può avere un lieto fine. Dopotutto… domani è un altro giorno!


Insomma devo dirvelo, c'è il fatto che questa sedicente (e seducente) "Federica Lippi" altri non è che ALABAMA! Ha scritto un libro! DI CINEMA! Ecco perché non fa un Tofu & Broccoli da anni. Brava eh, Alabrava. Uno fa di tutto per farli sfondare e poi quelli scrivono i librie e non ti coinvolgono neanche.
L'altro autore non so proprio chi sia ma con un nome così ridicolo deve essere per forza un nome inventato.
E stasera... STASERA! (Il contratto di sponsor prevede che io finga entusiamo) fanno pure l'evento di presentazione, proprio alla Festa del Cinema! CHE. BELLO. CHE. BELLISSIMO. Io ci passo, mi porto i campanacci tipo Corrida di Corrado. Passateci anche voi, più si è più si fischia forte.