mercoledì 20 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #3 - WHAT WE DO IN THE SHADOWS •

EVVIVA! Finalmente il podio! E il terzo posto (che viene dopo il decimo, il nono, l'ottavo, il settimo, il sesto, il... diecnovottsettse'... quinto e il quarto) lo troviamo occupato da 4 vampiri favolosi!
Sono i protagonisti di WHAT WE DO IN THE SHADOWS, il più più brillante e spassoso film di un mondo vampirizzato da commedie che non fanno ridere e Adam Sandler.
Stupendo! Divertente! Intelligente! Qui altri aggettivi entusiastici.
E non poteva che essere ELEONORA ENID ANTONIONI a realizzare il poster del film, perché è stata proprio lei a parlarcene per prima qui su CB. Il suo sito è pieno di cose bellissime, andateci in bicicletta, ma prima leggete il chitchatting che ci siamo fatti sul film.
CB: Cosa ti è piaciuto di What We Do in The Shadow? 
Eleonora Antonioni: What we do in the shadows è un mix perfecto tra una boiata, un esperimento intelligente e l'ennesimo film sui vampiri. Se solo uno solo di questi elementi avesse superato anche solo di un 1% la dose prevista il film non avrebbe funzionato. Stima. Queste stesse caratteristiche le ho trovate in un altro film visto quest'anno: "Final Girls", questo mi fa ben sperare! 
CB: Come hai affrontato la realizzazione del poster? 
Eleonora Antonioni: Con entusiasmo e panico. Entusiasmo perché il film mi è piaciuto tantissimo, l'ho suggerito ad ogni essere respirante sulla terra, e sono stata onorata di essere stata chiamata per rappresentarlo. Allo stesso tempo però l'anno scorso ne avevo parlato "a disegni" in due occasioni e quando mi ritrovo a dover disegnare nuovamente una cosa già in qualche modo affrontata nel passato ho sempre paura di ripetermi. 

CB: Facciamo un giochino del tipo "Letterina a CBioè": se dovessi affrontare un uscita galante con ognuno dei 4 vampiri protagonisti, che serata immagini con ognuno? E alla fine chi rapirebbe il tuo cuore? 
Eleonora Antonioni: Da un lato spero che nessuno di loro mi inviti ad una serata galante perché con molta probabilità finirebbe per rifilarmi un piatto di bischetti e probabilmente farei una brutta fine! Sono titubante nei confronti di Petyr, con tutta la buona volontà la differenza d'età mi sembra esagerata. Vladimir mi porterebbe in un posto lussuosissimo e superfetish anche se una volta arrivata all'appuntamento finirei per scoprire che ha invitato altre 10 ragazze oltre a me, non credo che ci resterei benissimo. Deacon sembra uno molto alla mano, forse anche troppo, probabilmente passerebbe la serata a ruttarmi in faccia. Viago sulla carta sembra il mio vampiro ideale, sarebbe sicuramente galante e molto preciso, forse anche un po' troppo galante e preciso infatti credo che alle lunghe i stancherei di lui. Sai che c'è cara la mia Marta Flavi? Credo che sceglierò Petyr alla fine.
Petyr, il dolcissimo Petyr...
Io vi consiglio proprio in maniera disinteressata di acquistare il poster, ma fatelo ora che non siete vampiri e non è che potete farlo per sempre (nuove modalità di marketing mortaccino "compra prima di morire", funziona? Con le bare funziona...)


Ecco le specifiche cartotecniche del poster
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3)
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero con la recensione del film!)
• Costo: 15 euro + 3 euro di spedizione 
 Cliccando su questa anteprima lo vedete più grande:


♰ Ettore Scola ♰

♰ Ettore Scola ♰
Scolabasta.

martedì 19 gennaio 2016

Lotta con gli orsi

Revenant - Redivivo
Trama: Oscar Leonardo Scalpalo
Leonardo, calmati, perché questa è la volta buona. La volta scorsa eri troppo bravo, troppe sfumature, troppo poco Quaalunde (infatti ora ti fai tutto il film come la scena della macchina). Ci sono diversi motivi per cui lo vincerai.
Prima di tutto in un colpo solo fai lo storpio, il mezzo matto, il muto, il poveraccio a cui succede di tutto, il vendicativo, l'uomo pio, il padre di famiglia, tutti in un unico personaggio. E quando dico che ti succede di tutto intendo che sembri proprio Willy Coyote
ci mancava solo che ad un certo punto ti cadeva un'incudine con la scritta ACME sopra in testa. (Questa fina associazione non è mia ma siccome rende benissimo la rubo senza remore).
Poi c'è il fatto che il tour de force a cui ti ha costretto Inarritu è una cosa che paga in termini di oscarizzazione. Hai mangiato un fegato vero, sei stato nudo nella tormenta, sei entrato in una carcassa di cavallo, ti sei fatto ore e ore di trucco dalle 3 di mattina, ti facevi ogni giorno 4 ore di viaggio per arrivare sul "set", stavi tutto il tempo con 45 chili di pelle di orso in testa, insomma ti sei speso, e si vede.
Poi che Inarritu sia al momento amatissimo dall'Academy (e i suoi attori lo sono sempre stati, in praticamente tutti i suoi film gli attori venivano candidati) marca a tuo favore.
Insomma Leo, questa volta sembra che ci siamo, con la spintarella dell'orso:
E iniziamo parlando proprio di questo attacco orsoso, una lotta ben lontana da altre del genere già viste, tipo qui o peggio me sento qui
Che incredibile scena, signori miei. Le altre tre ore (lunghette a dire il vero) del film valgono anche solo per questa scena qui, bellissima.
Io davvero non so come abbiano fatto, ma questa violenza sessuale che Leo subisce è lo stato dell'arte degli effetti speciali pazzeschi. La scelta di non fare il modellino 3D di Leo e sballottarlo da una parte all'altra usando corde e carrucole (e presumibilmente dei lottatori di sumo) e poi montarci sopra l'orso, be', è la scelta giusta (ricorderete quel ridicolo pupazzo di Harry Potter alle prese col troll. Pare vero. Orso e LEOne insieme vanno a prendere l'oscar
E questo scontro bestia uomo ci dà l'occasione di parlare del vero significato del film (per nulla recondido, anzi ci mette proprio il cartello Inarritu, anche se in francese, tanto per evitare fraintendimenti): siamo tutti selvaggi.
Ci sono gli indiani, che massacrano senza riserve (ancora dovevano arrivare le riserve indiane. ah. ah. ah.) uno stanziamento di uomini andati ai confini del mondo per raccogliere pelli di animale e venderle. Una spedizione non di conquista ma comunque invasiva. E noi diciamo: quanto sono selvaggi questi indiani.
E diciamo CHE INCREDIBILE SCENA anche quella dell'attacco:
Sequenza di piani sequenza impossibili (dopo l'allenamento di Birdman, ora abbiamo Bearman), sembra quasi un Salvate il soldato Ryan in salsa pionieristica.
E insomma se ne salvano solo dieci di quei disgraziati. E non passa molto perché da dieci diventino 9, poi 8, poi sempre meno. E dopo che Leo è attaccato dall'orso, diciamo che rimangono in 3 e 1/2 (il 1/2 è Leo ovviamente). 
Da quel momento che il messaggio diventa sempre più lampante: l'uomo è una bestia, che per grazia di madre natura si è ritrovato con un pollice opponibile e quella strana cosa che è la capacità d'astrazione, di immaginazione ed è "evoluto". Ma, prima di tutto, è una bestia, e la bestia sa fare una cosa sola, sopravvivere.
Ma peggio della bestia orso, c'è l'orco, un pazzesco pazzesco pazzesco Tom Hardy
forse qui alla sua miglior prova di sempre (oddio, c'è n'ha nel CV di prove pazzesche, sia puramente muscolari che recitative pure: sembra un trisavolo di Bane il suo scout spietato, animalesco, feroce e senza remora alcuna a liberarsi di ogni ostacolo che si frappone tra lui e i soldi o anche solo la via di fuga, fosse questo ostacolo un indiano, un compagno di spedizione, un tutore della legge. Basta un suo sguardo da matto, e durante il film ne fa di continuo
a farti venire la pelle d'oca, non fosse che devi stare attento che se se ne accorge te la scuoia quella pelle d'oca e ci si fa un cappellino per coprire quella pelata iconica (ha mezzo cranio scalpato, che ok, non giustifica i suoi atti, ma certo ci fa capire perché è diventato così pazzo).
Il personaggio di Tom Hardy, che è il primo a non scendere a patti con il suo lato animalesco, ma che anzi lo asseconda, una vera volverina nel bosco, pronto a sventrare e pulirsi le mani dal sangue con la faccia della vittima, è quello che per tutto il resto del film biasimiamo, ma non è che la rappresentazione di quello che tutti gli altri sarebbero pronti a diventare, se si trattasse di "o io, o te". Insomma la natura vince sempre, la natura dell'uomo.
Forse, incredibilmente, il personaggio più debole è proprio quello di Leo.
Diciamoci la verità, sarà che Leo a 41 anni ancora sembra uno sbarbatello - nonostante la lunga, ma un po' rada, barba - ma il problema è che anche se vediamo chiaramente quello che spinge il povero Glass - storia vera, almeno sembra - a sopravvivere contro tutto e tutti (si limitasse allo scampare prima alla battaglia con gli indiani e poi all'orso sembrerebbe quasi facile, quello è solo l'inizio della sua odissea), che manca l'emozione profonda, quella viscerale, quella che ti strazia l'anima.
Insomma molte viscere (di vari animali e uomini), poche emozioni viscerali.
Ribadisco che l'oscar se lo deve portare a casa senza se e senza ma, che ormai neanche fa più ridere questa cosa di prenderlo in giro, ma anche perché se è vero come è vero che l'oscar lo prende chi dimagrisce quaranta chili o chi passa sei mesi in mezzo a chi zoppica per imparare a zoppiccare, allora Leo è il più meritevole di quest'anno.
A proposito di emozioni. È sicuramente una scelta stilistica, quella di non affidarsi a scene che avrebbero potuto scatenare tumulti interiori, sicuri ma facili: non ci sono ralenti, non ci sono montaggi furbi, non ci sono quelle classiche preparazioni con "esplosione" emotiva finale), anzi sembra che Inarritu si rifaccia più a un Malick che a uno Spielberg.
Come d'altronde è una scelta precisa anche quella di chiedere a Sakamoto di fare questa colonna sonora molto "addormentati con i suoni della natura" qui:

piuttosto che essersi affidati a Williams o un altro dalle mille percussioni.
Inarritu ha un solo pensiero in mente: dirci che la natura (gli animali, tanti tipo bufali, cinghiali, pesci, alci, cavalli volanti, le valanghe, i fiumi, le distese incontaminate) se ne fottono dei problemi degli uomini, ci passano accanto. La Terra se ne fotte.
Quando vedi Leo, minuscolo col suo dramma interiore immenso, immerso (!) in luoghi come questi
capisci una certa filosofia, quella che spiega perché un albero che cade in una foresta disabitata non fa rumore. 
E - ne parlano tutti, inutile soffermarcisi troppo - sulla scelta kubriackiana di girare tutto con luci naturali, a costo di girare venti minuti al giorno, e andare fuori di cervello a pensare che se sbagli battuta devi aspettare 24 ore (non al gelo, ma quasi) per poterla rifare. 
Queste sono anche le cose che valgono l'oscar. Queste insieme all'occasione di vedere finalmente lo zenith della corrucciaggine leonardiana. Guardate che fronte, più corrucciata di così è impossibile 
Iniziamo a parlarne di questi Oscar 2016, va. In questo caso, con 12 candidature in saccoccia, potremo parlare di tutte le categorie.
Per gli Attori Non Prota ci sta questo Tom gigante, a dire il vero più di Leo. Non fosse che l'oscar è assicurato a Stallone per Creed (e ci sta anche, è la sua ultima occasione di prenderlo), io direi che la doppietta Leo+Tom sarebbe bellissima da vedere nelle foto quelle che fanno dopo la cerimonia tutti i vincitori insieme. Anche solo per vedere Leo tutto corrucciato che dice "Non faccio film per vincere premi" ma pensa "Era ora bastardi, prendete per il culo Amy adesso" e Tom che invece ci si pulisce un orecchio.
Si scontra anche con Mark Ruffalo (per un film che devo vedere), Christian Bale (per un film che ho visto ma devo ancora capire di cosa parlava) e Mark Rylance (per un film che ho visto ma mi ha appallato). 
Leo deve vincere, e non solo perché ormai sta oltrepassando i toni della barzelletta il fatto che non l'abbia mai vinto (ma poi perchè? A parte che ci sono attori nella storia che ne hanno ricevute di più e mai vinto, ma senza andare troppo indietro basta ricordare Amy Adams. Sta a cinque anche lei e non vedo gif con l'oscar che gli passa davanti e tu lo devi fermare al momento giusto.). O meme del genere che sì, fanno ridere, ma poi ci pensi e anche basta:
Con chi se la vede Leo? Con Eddie Reydmaine vestito da donna. Dài. l'ha vinto lo scorso anno, meritatissimo. Direi che può fare un passo indietro quest'anno.
Con Mr. White, anche conosciuto come Bryan Cranston, che finalmente viene riconosciuto dagli Oscar, anche se l'oscar se lo sarebbe meritato per BB. Qui mi pare una candidatura pari a quella di Sherlock lo scorso anno, come fosse un "benvenuto tra gli attori di Hollywood".
Con Michael Fassbender. Certo, siamo felici anche solo di vedere il suo sorriso beffardo vestito bene, ma il suo Steve Jobs (anche solo per la totale assenza di somiglianza) non merita certo la statuetta.
E poi con Matt Damon, quello che forse mina la candidatura di Leo più di tutti (Sopravvissuto pure lui, solo che su Marte, ma invece di combattere con gli orsi e mangiare carne cruda, coltiva patate). Io dico solo una cosa, se vince Matt e non Leo, questa gif inizia a diventare una premonizione:
Io sono al 100% TEAM LEO, mai come quest'anno. Anche Tom è d'accordo
Pure se durante i panel fa cose del genere


Lo scontro tra l'aplomb un po' innaturale di Leo e la totale ficaggine di chi se ne frega di tutto e tutti di Tom è lampante. Proprio due tipi di uomo a confronto (come nel film), quale scegliete? Domanda scontata, lo so, scegliete il terzo tipo, il tipo CB. Broccolo verde non avrai il mio scampo.
Qualche disegnetto di ridere e un paio di illustraposter.



Comunque volevo aggiungere che mi piacerebbe moltissimo tornare all'epoca dei pionieri e fare delle esplorazioni incredibili e posare il piede dove nessun uomo è stato mai. Sopravvivere e spingermi ai limiti. So che resisterei benissimo ad ogni attacco feroce di qualsiasi animale. Ad esempio potrei raccontare di quella volta che una belva feroce mi ha attaccato e massacrato. Ho anche una testimonianza fotografica, ve la metto ma vi avverto è un'immagine un po' forte

Ci ho messo molto tempo a ristabilirmi ma con grande spirito di sopravvivenza ce l'ho fatta e sono anche riuscito a domare la bestia

lunedì 18 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #4 - IT FOLLOWS •

Altri 6 passi (uno, due, tre, quattro, cinque, sei) ci hanno portato al penultimo step prima del podio di questi migliori del 2015, un anno in cui tra velociraptor e batteristi sanguinanti, attori bipolari e poliziotti criminali, abbiamo incontrato anche un demone che non ama il sesso protetto.
IT FOLLOWS è uno di quegli horror che capitano rarissimamente. Cos'è It Follows? Mettiamola così, se fossi CEO di Tinder, mi guarderei dal consigliarlo: una maledizione trasmessa sessualmente, un demone che quando ti si "attacca" ti segue finché non sei morto; unico modo di liberarsene, "trasmetterlo" a qualcun'altro, passando per i genitali. E non scoperete mai più, in barba a tutte le pubblicità progresso mai fatte. Qui racconto come evitare il contagio, e l'astinenza non è mai la soluzione.
DAVIDE MAZZUCHIN, vero maestro della diagonale e della geometria morbida, e grande appassionato di stile anni Ottanta, realizza un poster insieme pop e inquietante, come piacerebbe al regista, ma ancora di più come piace a noi. Andate sul suo sito che è questo, intanto io due chiacchiere ce le faccio qui:
CB:1. Cosa ti è piaciuto di It Follows? 
Davide Mazzuchin: Erano anni che non vedevo un film dell'orrore degno di esser definito tale. Nonostante i protagonisti siano dei teenager non è il classico teen horror, le atmosfere cupe e a momenti patinate danno un buon ritmo al film. Poi c'è poco da dire: l'idea è davvero geniale e la colonna sonora pazzesca. 

CB: Come hai approcciato la realizzazione del pezzo? Il tuo stile ben si adatta a certe sferzate "eighties" del film... 
Davide Mazzuchin: L'atmosfera ed i toni eighties mi hanno ispirato nei colori e nella scelta della scena, una delle prime del film ma anche una delle più forti. Negli occhi della protagonista si percepisce l'ansia e l'incredulità del momento. 

CB: L'inquietudine perenne che si prova guardando il film è tangibile. Forse questo è proprio il suo maggior pregio: la maledizione si sente anche fuori dallo schermo. Quali sono le "maledizioni" che ti perseguitano?
Davide Mazzuchin: Non credo di avere alcuna maledizione che mi perseguita, be' certo sono molto rigoroso nelle cose che faccio, quasi maniacale. Credo lo possa si vedere nella geometria e l'incrocio tra i vari elementi nelle mie illustrazioni, potrebbe essere disturbo ossessivo compulsivo?

Ora, prima di iniziare a stressarvi pensando all'ultima botta e via che vi è capitata, acquistate il poster di It Follows, è anche argomento di discussione prima del primo bacio.
Le specifiche cartotecniche del poster le ho già messe più volte, rieccole:
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
• Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
• Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero con la recensione del film!) 
• Costo: 15 euro + 3 euro di spedizione 
Cliccando su questa anteprima lo vedete più grande:

venerdì 15 gennaio 2016

• CHICKENBROCCOLI AWARDS 2015 • CHICKEN FILM #5 - WHIPLASH •

Rullante di tamburi leggero, poi sempre più veloce, velocissimo e poi SSSTASCHH! Esplode il poster di WHIPLASH illustrato da GIANLUCA FOLÌ
Credete forse che non veda i vostri occhi illuminati da cosi tanta bellezza? Da così tanta potenza? Li vedo, e mi ci specchio. Questa illustrazione è fuoco nelle vene e sangue sui piatti. È emozionante, non ci sono altre parole.
Gianluca ha una dote rara, riesce a comprimere in un gesto dolce una potenza da supernova. Hanno un qualcosa di teatrale le sue opere, sapete no, quella storia del minimo sforzo per la massima resa, del muscolo contratto, del momento esatto in cui l'azione sta per partire, ma rimane immobile per raccogliere tutta l'energia.
Che Whiplash sia un film pazzesco, sul sacrificio, sulla violenza dell'educazione e sulla dedizione all'arte, l'ho raccontato qui, ora ne parlo anche un po' con Gianluca (poi fatevi un giro sul suo sito):
CB: Cosa ti è piaciuto di Whiplash? 
Giancluca Folì: Whiplash è un film intenso. Mi ha incantato. Letteralmente catturato dal continuo scambio emotivo e fisico dei due personaggi principali. Fletcher (J.K. Simmons) e Neyman (Miles Teller) collidono come due meteore in fragorosi lanci di sedie, casse e rullanti, grida, lacrime (una), pugni e comprensioni. Con un finale poi che ne rivela l’essenza principale della storia: il prezzo dell’eccellenza. Ad ogni costo. Capolavoro! 

CB: Come hai affrontato la realizzazione del poster? 
Giancluca Folì: Ho cercato di unire contrasto e leggerezza fra musica ed esercizio fisico usando l’unica chiave di lettura che permea tutto il film: la passione. Ero indeciso fino all’ultimo su come realizzarla ma poi ho capito che avrei potuto usare il colore in modo apparentemente istintivo giocando con linee negative e positive per restituire all’ occhio la fresca improvvisazione del jazz. 

CB: Hai mai incontrato un professore (o un maestro, o un allenatore...) severo e atroce come quello del film? E se si, hai reagito spingendoti ai limiti o facendo il gesto dell'ombrello? Insomma Montessori o Steiner? 
Giancluca Folì: Si, ora che ci penso. Alle medie un professore di matematica mi interrogava ogni santo giorno per 3 anni. Guai a non saper rispondere alle sue domande. Ogni tanto mi fingevo malato per non andare al patibolo. Altre volte crollavo lamentandomi del fatto che ero sempre il primo della lista interrogazioni. Alla fine però il suo metodo vinse. Ero diventato un bravissimo matematico. Oggi quel poco che ricordo e applico alla vita quotidiana lo devo a lui. L’ultimo ricordo che ho di lui è al mio esame di fine anno: portava una maglietta con su scritto “Steiner tutta la Vita”...

Oggi è uno di quei giorni che capitano poche volte. Quelli in cui vanno spesi 15 euro, e vanno spesi bene.
Il poster ha queste specifiche tecniche:
• Formato: 42 x 29,7 cm (A3) 
 • Carta: Fedrigoni martellata avorio 250 gr 
 • Stampa: fronte (a colori) + retro (bianco e nero con la recensione del film!) 
 • Costo: 15 euro + 3 euro di spedizione
E spingendo questa anteprima lo vedete più grande.

♰ Franco Citti ♰

♰ Franco Citti ♰
Mortacci tua.

giovedì 14 gennaio 2016

♰ Alan Rickman ♰

♰ Alan Rickman ♰
Sempre.

Macbeth castello marcondirondirondello

Macbeth
Trama: Allungare il bardo

Il problema con Shakespeare al cinema è sempre lo stesso, quello che chiameremo la Kenneth Situation (Kenneth nel senso di Branagh, ovviamente). E riassumeremo con questa espressione di grande dubbio e un po' di rassegnazione
Funziona magnificamente fino a quando lo stravolgi, il caro William, e magari lo modernizzi al fulmicotone tipo ricorderete questo:
o gli cambi anche solo l'epoca, tipo il Riccardo III coi nazi o magari del tutto etnia:

o addirittura lo sfotti riempiendo il film di sangue e assurdità Troma:

Addirittura abbiamo avuto il supereroe shakespeariano, ma di solito, quando invece fanno i film coi testi quasi pari pari, le recitazioni tutte gravi (nel senso di peso specifico e fronti corrucciate) e i tempi diluiti, finisce che si entra in totale confusione e il film diventa un polpettone noioso, quando non proprio inguardabile.
Poi certo, ci sono le eccezioni anche sulle versioni modernizzate, senza chiamare in causa la versione teen di Othello, basta pensare a quando Voldemort e Leonida si fecero la seconda guerra mondiale qualche tempo fa. Esclusi dal discorso i film che da Shake in Love in poi parlano di Shake come fosse un personaggio di fantasia.
Shakespeare va visto solo a teatro? In generale tutti i film tratti da testi teatrali  (Per esempio chessò, Pirandello) non andrebbero neanche realizzati? Il teatro è bello perché vedi l'attore dal vivo? Tutte domande, queste, che rimarranno senza risposta, perché ho dormito troppe poche ore per mettermici a ragionare.
Quello che posso dire è che, a fronte di una fotografica pazzeschissima che gioca continuamente sui toni caldo/freddo
delle scene di sicuro effetto con molti ralenti e velocizzazioni

e un Michael Fassbender bellissimo - quanto è bello 'sto ragazzo, in versione barbuta e stropicciata poi... - e sicuramente più in parte nei panni di un re folle che di un re foolish. Torna in scena anche uno sguardling niente male

Macbeth risulta tiepido, noiosetto e con una sceneggiatura fin troppo aulica che - seguono parole non mie ma dettemi pare pare da megaesperto di Shakespeare, io vado sempre al cinema con gente a cui poi rubare i commenti e fingere che sono miei - "esclude troppi passaggi importanti, nel testo fondamentali. Tralascia dinamiche che meritano invece i giusti tempi perché danno l'opportunità allo spettatore di capire quanto profondi sono Macbeth e Lady Macbeth (una Marion Carillon particolarmente sospirosa e fastidiosa in modalità "guarda come recito guarda come recito con il twist"), quanto il loro cambiamento interiore sia profondo. È un film che spreca il suo protagonista, perché Macbeth è probabilmente il più grande personaggio mai scritto."
Ovviamente a queste parole io ho risposto: E PITON?!

No a parte gli scherzi, vista la serietà del tema e la puntualità dell'esposizione, io ho risposto grave e shakespeariano: "Sarà. Io me so' fatto un sonno."
Per la gioia delle astanti c'è comunque la conferma che Michael ha sempre quel suo baldo baruolo al solito posto (ricordate, no?)